Peridio (Pag. 1): tessuto esterno protettivo di alcune specie con sviluppo angiocarpico. Tipico nei Gasteromiceti e nel Genere Tuber, oltre che in alcuni Myxomycetes

Peridio: dal greco perí = intorno (in biologia impiegato col significato di “involucro esterno di un organo”) e dal greco idion = suffisso con valore diminutivo. Quindi, alla lettera: piccolo involucro.

 

In Micologia il peridio è il tessuto esterno protettivo di alcuni sporofori a sviluppo angiocarpico; al suo interno è racchiusa la gleba contenente le spore. La sua apertura, per permettere la fuoriuscita delle spore, è detta deiscenza e avviene con diverse modalità a seconda delle specie e dei Generi. Vedere alla voce Deiscenza.

 


Il peridio è caratteristico sia dei cleistoteci (Ascomiceti ipogei come i tartufi) sia dei Gasteromiceti (Basidiomiceti); può presentarsi, a seconda delle specie, duro e compatto oppure cedevole, sottile o spesso. 

 

 

È detto periodio anche lo strato esterno e protettivo che racchiude il plasmodio di molti Myxomycetes.


 

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Può essere semplice (monostratificato) o composto da più strati ben distinti (per diversa organizzazione delle proprie ife) e con diverse funzioni; se gli strati sono tre si può parlare di esoperidio (lo strato esterno, che a sua volta può essere composto da più strati; vedere più sotto, nel caso di  Geastrum triplex  e di  Geastrum fimbriatum  la suddivisione dell'esoperidio in tali strati, con le rispettive denominazioni), di mesoperidio (lo strato mediano) e di endoperidio (che rimane a contatto con la gleba interna).

 

Particolare il “comportamento” del peridio nei funghi dei Generi Geastrum  e  Astraeus: allo stadio di primordio possono considerarsi come funghi ipogei in cui il peridio racchiude la gleba contenente le spore immature.

In realtà il loro peridio è ben differenziato in esoperidio e endoperidio (talvolta è presente anche un mesoperidio) e per capire cosa avviene durante lo sviluppo del fungo può aiutarci il paragone con un mandarino: l’esoperidio viene paragonato alla buccia, l’endoperidio alla pellicola che rimane aderente agli spicchi, mentre il cosiddetto sacco-endoperidio (formato dalla gleba contenente le spore) può essere paragonato all’insieme degli spicchi.

 

Allo stadio di primordio, dunque, endoperidio e esoperidio sono ben aderenti tra loro, con l’esoperidio a contatto pure col terreno che ricopre il fungo e con l’endoperidio a contatto con la gleba. In seguito lo sporoforo emerge dal terreno e si assiste alla “sbucciatura del mandarino”: cioè l’esoperidio si apre e si lacera in varie strutture (lacinie) che poi daranno al funghetto la forma a “stella marina”, mentre il sacco-endoperidio (di forma più o meno globosa) verrà completamente esposto all’aria per favorire la successiva fuoriuscita delle spore; il sacco-endoperidio è perciò, in quest’ultima fase, protetto dal solo endoperidio.


 

 

Per ulteriori immagini vedere alla seguente Pag. 2.

 

 

 

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Peridio composto da tre strati nell'ovolo di  Phallus impudicus  L. : Pers.

Le frecce, dall’alto in basso rispettivamente, indicano l’esoperidio (sottile, di colore da biancastro a ocraceo, sovente screpolato e areolato), il mesoperidio (spesso, gelatinoso e di colore ocraceo) e l’endoperidio (sottile, biancastro, collegato in basso all’esoperidio e in alto collegato alla struttura interna bianca e cava -ricettacolo- che si sta formando; tale parte superiore del ricettacolo darà adito all’anellino bianco ben visibile all'apice del cappello negli esemplari maturi). Foto di Pietro Curti

 

 

 

 

Sezione trasversale (“equatoriale”) dell'ovolo di Phallus impudicus; foto di Luigi Minciarelli. Indicati dalle frecce a sinistra vi sono i tre strati del peridio (dall’alto verso il basso: esoperidio, esterno e a contatto con l’ambiente; mesoperidio, gelatinoso e marroncino; endoperidio, interno e a contatto con la gleba verdastra in maturazione). Con le frecce a destra, dall’alto in basso, sono indicati: la gleba verdastra che porterà a maturazione le spore; il ricettacolo bianco che sviluppandosi in altezza lacererà il peridio portando all’esterno la gleba; la cavità interna del ricettacolo.

 

 

 

 

Peridio iridescente con riflessi blu violacei nel Myxomycetes   Physarum psittacinum   Ditmar; foto di Giorgio Melzi 

 

 

 

 

 

L’esoperidio si sta spaccando e si incominciano a formare le lacinie, all’interno fa capolino il sacco-endoperidio  protetto dalla membrana detta endoperidio con, all’apice, la sua area-peristoma da cui fuoriusciranno le spore mature nella fase di deiscenza.

Geastrum fimbriatum  Fries; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

Ancora Geastrum fimbriatum. L’esemplare a sinistra è ancora tutto racchiuso dentro l’esoperidio. Foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

 

Un peridio biancastro costituisce la "buccia" dell'ovolo di 

Clathrus ruber  P. Micheli ex Pers.; nella foto di Tomaso Lezzi: un ovolo che si sta schiudendo

 

 

 

L’esoperidio (che nei primordi racchiude l’endoperidio) si apre a partire dall’apice e si spacca in tante lacinie che si dispongono come i bracci di una stella marina. L’endoperidio rimane quindi esposto all’aria permettendo in seguito alle spore mature di fuoriuscire dall’apertura apicale nella fase di deiscenza. Astraeus hygrometricus  (Pers.) Morgan; foto di Franco Sotgiu

 

 

 

 

L’esoperidio (che nei primordi racchiude tutta la struttura) a maturità si presenta completamente aperto e scomposto in lacinie, mentre l’endoperidio rimane esposto all’aria. Geastrum rufescens  Pers.; foto di Mauro Cittadini

 

 


Esoperidio lacerato in lacinie; endoperidio grigiastro che protegge il cosiddetto sacco-endoperidio  contenente la gleba con l’imenio.

 Geastrum striatum  DeCandolle; foto di Massimo Biraghi

 

 

 

 

Particolare del sacco-endoperidio, protetto dalla membrana grigiastra costituita dall’endoperidio. In evidenza anche area-peristoma e lo stoma da cui fuoriusciranno le spore mature. Geastrum striatum; foto di Massimo Biraghi

 

 

 

 

In Geastrum Triplex  Junghuhn è tipica non tanto la scomposizione del peridio nei due strati esoperidio e endoperidio, bensì la differenziazione in tre evidenti strati dell’esoperidio stesso (“strato miceliare”, “strato fibroso” e “strato pseudoparenchimatico”).

Fraccia in basso: strato miceliare di colore marroncino più o meno scuro, con toni giallastri, anche violetti; senza detriti del terreno incrostati nel tessuto ma, eventualmente, solo attaccati; spesso spaccato longitudinalmente.

Seconda freccia dal basso: strato fibroso di colore marroncino giallastro.

Terza freccia dal basso: strato pseudoparenchimatico (o strato carnoso) di colore da biancastro a marroncino chiaro, più scuro con l’età e l’essiccamento; si lacera tipicamente intorno al sacco-endoperidio per formare, rialzandosi, un caratteristico collare.

Freccia in alto: sacco-endoperidio  protetto dall’endoperidio.

Foto di Giovanni Satta

 

 

 

 

Anche in Geastrum fimbriatum  è possibile riconoscere la differenziazione in tre strati dell’esoperidio (miceliare, fibroso e pseudoparenchimatico).

La freccia in basso a sinistra indica lo strato miceliare: di colore brunastro, sempre incrostato di terra o detriti, spesso sfaldato a placche o parzialmente mancante.

La freccia in alto a sinistra indica lo strato fibroso: sottile, di colore da bianco a crema, sovente esposto all'aria per la mancanza dello strato miceliare.

La freccia a destra indica lo strato pseudoparenchimatico (o strato carnoso): inizialmente biancastro, poi grigio bruno fino a marrone.

Foto di Mauro Cittadini

 

  

 

Esoperidio areolato in Calvatia utriformis  (Bull.: Pers.) Jaap; foto di Pietro Curti

 

 

 

 

Peridio bistratificato: l’esoperidio, a maturità, si presenta di colore bianco-sporco e più o meno areolato, facilmente asportabile o addirittura scomposto in  placche  caduche; l’endoperidio ha colore brunastro da giovane ma si presenta color grigio-piombo in vecchiaia (ben visibile nell’esemplare “sbucciato” a sinistra). Bovista plumbea  Pers. : Pers.; foto di Franco Sotgiu

 

 

 

 

Peridio monostratificato e sottile, rosato in sezione e giallo ruggine all’esterno dove si presenta pressoché liscio.

Rhizopogon vulgaris  (Vitt.) M. Lange; foto di Mauro Cittadini


 

 


 

 

 

Peridio bianco, sottile e traslucido che racchiude il plasmodio (ancora immaturo) di alcuni  Myxomycetes:

 Physarum pusillum  (Berk. & M.A. Curtis) G.Lister; foto di Giorgio Melzi

 

 


 

 

Peridio duro, coriaceo, costituito da verruche in rilievo di forma tronco-piramidale e tronco-poligonale nello stereotecio

Tuber aestivum  Vittadini, detto volgarmente "scorzone"; foto di Franco Sotgiu

 

 

 

 

Il peridio granuloso del pulverotecio  Elaphomyces granulatus  Fr. : Fr. qui parassitato da  Cordyceps ophioglossoides (Ehrenb. : Fr.) Link; foto di Gianni Pilato

 

 

 

 

In questo stereotecio il peridio è molto sottile, non coriaceo, con superficie finemente granulosa e a volte liscia; racchiude una gleba marmorizzata. Il pregiato commestibile  Tuber magnatum   Pico; foto di Pietro Curti

 

 

 

 

Esoperidio aculeato in Lycoperdon echinatum  Pers. : Fr.; foto di Franco Sotgiu


 

 

 

 

 

Esoperidio verrucoso-granuloso; endoperidio sottile.  Lycoperdon lividum  Persoon; foto di Pietro Curti

 

 

 

 

Esoperidio aculeato in   Lycoperdon nigrescens   Wahlenb.; foto di Federico Calledda

 

 

 

 

Esoperidio di  Lycoperdon perlatum   Persoon. Tipici i suoi aculei conici e caduchi, contornati alla base da piccole verruche che permangono anche dopo la loro caduta, donando all’esoperidio una caratteristica areolatura a maglie pseudo-poligonali-circolari. Foto di Alessandro Francolini



 

 

 

 

Peridio monostratificato, più spesso verso la base; di colore chiaro in sezione, ma con superficie esterna dal colore aranciato.

Scleroderma areolatum  Ehrenb.; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

Peridio semplice e sottile (monostratificato) in  Pisolithus arhizus   (Pers.) Rauschert con all’interno la gleba compatta strutturata a cellette (pseudoperidioli) gialle o bianche (in basso, contenenti le spore immature) poi nero-violacee (più sopra, contenenti le spore più mature) e infine (nella parte alta) la polvere sporale matura di color marrone-polvere di cacao; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

 

Le areole (dai contorni scuri) che rimangono evidenti sull'esoperidio dopo la caduta degli aculei in   Lycoperdon echinatum; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Tipiche le areolature che rimangono sull'esoperidio dopo la caduta degli aculei più grandi: sono delle piccole fossette contornate da una coroncina di piccole perline. Lycoperdon perlatum; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Alcune coppette sono aperte e lasciano intravedere i peridioli al loro interno; altre sono ancora protette dal bianco epifragma, altre sono immature e racchiuse totalmente dall’esoperidio peloso di colore marrone. Cyathus striatu (Huds. : Fr.) Willdenow; foto di Giovanni Baruffa

 

 

 

 

Esoperidio peloso che ripara totalmente gli esemplari immaturi sulla destra; nell’esemplare in basso l’esoperidio superiore si è lacerato lasciando il solo epifragma a protezione dell’interno della coppetta; nei due esemplari a sinistra anche l’epifragma si è lacerato, lasciando scoperti i peridioli. Cyathus striatus; foto di Massimo Biraghi

 

 

 Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.

 

 

 

 

 

 

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