Armillaria: nome di Genere di funghi Basidiomiceti. Famiglia Tricholomataceae

Armillaria: dal latino  armìlla = braccialetto; quindi col significato di: che porta un’armilla, un braccialetto. 


L’armilla (che deriva a sua volta da  àrmus = braccio) era un cerchietto ornamentale che gli imperatori romani donavano ai guerrieri che si erano particolarmente distinti in battaglia. 

  

Il Genere  Armillaria (Fr.) Staude (1857) fa parte dei Basidiomiceti. È inserito nella Famiglia Tricholomataceae, Ordine Agaricales.


La sua  specie tipo  è  Armillaria mellea  (Vahl : Fr.) P. Kumm. 

 

Il  Genere  Armillaria  annovera alcune tra le specie più raccolte per uso alimentare (i cosiddetti chiodini). Il loro consumo è tuttavia legato a lunga cottura per eliminare delle tossine termolabili; consigliabile eliminare anche il viscidume che si viene a formare durante la bollitura. 


A grandi linee sono funghi caratterizzati dall'essere leucosporei; omogenei; con crescita generalmente fascicolata o cespitosa; lignicoli; con cappello ornato di scagliette; lamelle da adnate a subdecorrenti, bianche con tendenza a macchiarsi di bruno; gambo  fibroso e tenace, con o senza anello  inguainante tipo armilla. Spore  lisce, inamiloidi, da globose a più o meno larmiformi.

 

 

L’armilla (in realtà si tratta del velo parziale che, lacerandosi, forma un anello supero che inguaina il gambo) non è presente in  Armillaria tabescens, considerato il migliore tra i chiodini. Proprio per l'assenza dell'armilla, tale specie è stata recentemente inquadrata in altro Genere col nome di  Desarmillaria tabescens.

 

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A proposito del “Chiodino” per antonomasia [l’Armillaria mellea  (Vahl : Fr.) P. Kumm.], è sempre utile ricordare che, contenendo tossine termolabili, è necessario sottoporre tale specie a debita cottura: con ciò si intende una cottura non inferiore ai 45 minuti, genericamente in padella o tramite trifolatura (non è implicito il riferimento alla bollitura).


 

Nel chiodino sia la trifolatura che la cottura in padella per almeno 45 minuti sono sufficienti a distruggere le tossine termolabili in esso contenute; la prebollitura con relativa eliminazione dell’acqua di scolatura che risulta particolarmente viscida, seguita dalla cottura nel modo desiderato, è adottata da molti consumatori per eliminare il viscidume (“bava”) che potrebbe risultare non gradito o indigesto. Fermo restando il fatto che l’ingestione dei “chiodini” può creare problemi di varia entità in molti casi (anche dopo più che prolungata cottura). Ad esempio:


# se vengono consumati esemplari grandi e vetusti (in cui può già essere in atto la decomposizione),


# se vengono consumati esemplari che hanno subito gelate notturne in ambiente (fatto non remoto, dato il periodo tardo-autunnale in cui i chiodini possono fare la loro comparsa),


# se vengono consumati esemplari maturi assieme ai gambi (che, a maturità, contengono una discreta quantità di chitina: tanto per fare un esempio sarebbe come mangiare il carapace o le chele di un’aragosta),


# se vengono consumati esemplari raccolti e surgelati senza prebollitura;


# se vengono raccolti senza le dovute cautele: non è raro infatti trovare i “chiodini” mescolati a specie tossiche più o meno confondibili (almeno per i più sprovveduti); vedere la prima foto qui sotto.


 

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Una situazione pericolosa per gli inesperti o per i raccoglitori occasionali di “chiodini”: non è raro infatti reperire cespi riuniti delle due specie seguenti:  Hypholoma fasciculare  (Huds. : Fr.) Kummer  (tossico) e “chiodini” [= Armillaria mellea  (Vahl : Fr.) P. Kumm.]. In tali casi la superficialità e la disattenzione possono portare a gravi inconvenienti. Foto di Annamaria Bononcini

 

 

 

 


Esemplari maturi di  Armillaria mellea; foto di Pietro Curti

 

 

 

 


 

Armillaria gallica  Marxmuller & Romagnesi; foto di Massimo Biraghi


 

 

 

 

 


Armillaria ostoyae  (Romagnesi) Herink; foto di Emilio Pini

 

 

 

 

 

 

Armillaria cepistipes  Velen.; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

 

 


 

Esemplari giovani (a forma di chiodino) di  Armillaria mellea; foto di Massimo Mantovani

 

 

 

 

 

 

Armillaria tabescens  (Scop.) Emeland; oggi sinonimizzata con (nome prioritario) di  Desarmillaria tabescens  (Scop.) R.A. Kpch & Aime;

foto di Mauro Cittadini
 

 

 

 

 

 

 

 

Armillaria mellea; foto di Felice Di Palma

 

 

 

 

 

 

 

Esemplari lussureggianti di  Armillaria gallica; foto di Massimo Biraghi

 

 

 

 

 

 


 

Armillaria mellea  con gambo scaglioso; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

 

 

 Armillaria mellea; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

 

 


 

Armillaria ostoyae; foto di Pietro Curti

 

 

 

 

 

 

 

Armillaria tabescens = Desarmillaria tabescens; foto di Mario Iannotti


 

 

 

 

 

 

 

 

Armilaria tabescens = Desarmillaria tabescens; foto di felice Di Palma

 


 

Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.