Velo: dicesi della membrana che protegge alcuni sporofori (o parte di essi) durante il loro sviluppo

Dal latino vèlum = generica copertura, velo, piccola tenda.

 

 

Velo: così viene detta la struttura che protegge alcuni sporofori (o parte di essi) durante il loro sviluppo.


 

Si distinguono alcuni tipi di veli: il velo generale (tessuto di natura più o meno membranosa che protegge tutto lo sporoforo nel suo primo sviluppo, allo stadio cioè di primordio, per poi lacerarsi e lasciare o meno traccia evidente di sé sul gambo o sul cappello); il velo parziale membranoso (tessuto di natura più o meno membranosa, sotteso tra gambo e margine del cappello, che protegge la parte inferiore del cappello, cioè l'imenoforoper un certo periodo per poi lacerarsi e lasciare o meno traccia di sé sul gambo sotto forma di anello); il velo marginale (in pratica un proseguimento della cuticola pileica che, a partire dal margine, rientra sotto il cappello arrivando fino al gambo, più o meno a protezione dell'imenoforo; come il velo parziale membranoso può lasciare traccia di sé sotto forma di anello sul gambo); la cortina (o velo parziale filamentoso, di natura e consistenza ragnatelosa che, spesso, lascia traccia evidente di sé sul gambo nella cosiddetta zona cortinale); il velo parziale glutinoso (una sorta di protezione dell'imenoforo di natura non membranosa ma glutinosa). 


 

Non tutti i funghi possiedono veli: ad esempio la presenza di velo è rara tra le  Russula  e i  Lactarius.

 

 

Per altre immagini vedere alle voci relative ai vari tipi di velo sopra descritti. Vedere anche alla voce Zona anulare.

 

 

Vedere anche alle voci: Angiocarpia, Bivelangiocarpia, Emiangiocarpia, Monovelangiocarpia, Paravelangiocarpia.

 

 

 

 

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Presenza dei due veli, generale e parziale, già a partire dall'ovolo di  Amanita caesarea  (Scop. : Fr.) Pers.; foto di Alessando Francolini.

Daranno forma, una volta sviluppato tutto lo sporoforo, rispettivamente, alla volva (o a poche placche residue sul cappello) e all'anello

 

 

 

 

 

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Da un articolo di Alessandro Francolini, apparso sulla rivista  inNatura  (n° 10, Ottobre / Dicembre 2017):

 

 

 

 

ANELLO E VOLVA

 

 

Due caratteristiche decorazioni originate dai veli protettivi

 

 

 

 

 

Non è raro incontrare funghi abbelliti da due architetture particolari: volva e anello. Queste ornamentazioni possono essere presenti entrambe o apparire singolarmente; non sono però decorazioni fini a se stesse ma si tratta di residui di strutture, i veli, che fin dallo stato embrionale proteggevano tali funghi.

 

 

 

La maggior parte delle specie, allo stadio adulto, mantiene un ricordo labile o nullo di queste protezioni ma vi sono alcuni Generi la cui notorietà è dovuta alla presenza evidente e duratura di volva e/o anello: in primo luogo le Amanita che tuttavia sono in buona compagnia con altri Generi come Macrolepiota, Cystoderma, Armillaria, Agaricus, e molti altri.

 

 

 

Come nascono volva e anello? Per semplificare le cose osserviamo un ovolo sezionato, ad esempio quello della mortale Amanita phalloides (foto 1): la parte esterna dell’ovolo è il cosiddetto velo generale che racchiude tutto il giovane fungo; all’interno, tra il gambo e le lamelle vi è un’altro tessuto, il velo parziale, che proteggerà durante lo sviluppo l’imenoforo cioè la parte più delicata del fungo in quanto dalle sue lamelle verranno prodotte le spore necessarie per la riproduzione.

 

 

 

Schematizzando lo sviluppo del fungo, distinguiamone due fasi: nella prima fase è il gambo che cresce in altezza mentre il cappello resta più o meno racchiuso; nella seconda fase è il cappello che si allarga aprendosi come un ombrello in modo da portare le lamelle parallele al terreno su cui distribuirà le spore. Quindi durante la prima fase il velo generale sarà lacerato sotto la spinta verticale del fungo, e durante la seconda fase sarà il velo parziale che dapprima si distenderà elasticamente tra gambo e cappello fintanto che l’allargamento radiale del cappello ne provocherà la lacerazione, solitamente vicino al margine del cappello.

 

 

 

I risultati finali (foto 2) saranno la volva (residuo del velo generale) che come un sacchettino rimane alla base del gambo e l’anello (residuo del velo parziale) nella porzione più alta del gambo. Le cellule dei veli di Amanita phalloides sono per lo più filamentose e intrecciate tra di loro: ciò dà ai veli una consistenza membranosa ed elastica che favorisce la presenza duratura di volva e anello.

 

 

 

La foto 3 rappresenta una giovane  Amanita ochraceomaculata  il cui cappello sta spaccando l’ovolo lacerando il velo generale sotto la spinta del gambo che si allunga: la parte inferiore del velo generale rimarrà a terra sotto forma di volva; la parte superiore verrà poi dispersa in ambiente o ne potranno rimanere rade tracce sul cappello sotto forma di placche.

 

 

 

In Amanita citrina (foto 4) si nota che la volva non è a sacchetto ma è circoncisa e non avvolge più il gambo. La particolarità della volva circoncisa dipende dalle sue cellule: filamentose e intrecciate nella parte inferiore ma sferoidali e perciò non fortemente connesse nella parte superiore. Con lo sviluppo del fungo il velo si lacera nella zona di giunzione tra i due tipi di cellule originando la volva circoncisa alla base, mentre la parte superiore rimane attaccata al cappello in forma di placche.

 

 

 

La composizione cellulare dei veli contribuisce quindi alla morfologia successiva di anello e volva. Veli entrambi membranosi, quindi con prevalenza di cellule filamentose e coese, li possiamo trovare anche in Amanita caesarea: in foto 5 la volva è già lacerata e formata mentre il velo parziale ancora protegge l’imenoforo; mentre in foto 6, nel fungo maturo, sono entrambi lacerati.

 

 

 

Velo generale con cellule prevalentemente sferoidali e quindi poco coese si trova in Amanita muscaria. In foto 7 si intuisce come tale velo abbia consistenza labile e bambagiosa: perciò la sua volva sarà friabile e di essa rimarranno soltanto tracce sotto forma di verruche o pustole alla base del gambo (foto 8) mentre il resto del velo generale si trasformerà nelle tipiche verruche bianche depositate sul cappello; di contro il velo parziale, che risulta resistente e membranoso, può trasformarsi in un anello dalla bellissima morfologia (foto 9).

 

 

 

Amanita rubescens (foto di apertura e foto 10) presenta un bell’anello ampio e membranoso con nette striature sulla faccia superiore: sono l’impronta lasciata dalle lamelle sul velo parziale inizialmente molto aderente all’imenoforo. Alla base del gambo, invece, la volva si è dissolta in protuberanze più o meno grossolane.

 

 

 

In Amanita pantherina (foto 11) si nota un altro tipo di volva: è molto aderente al bulbo basale e ha consistenza cremosa soprattutto in alto in cui è circoncisa; ma poco sopra al bulbo può formare uno o più rilievi concentrici (cercini). Il suo anello è persistente ed è collocato piuttosto in basso sul gambo.

 

 

 

Viceversa esistono molte Amanita in cui è il velo parziale ad essere talmente labile che se ne perdono le tracce fin dallo stadio embrionale, mentre la volva rimane ben visibile e duratura: come ad esempio in Amanita vaginata (foto 12).

 

 

 

Gli anelli visti fin qui nascono tutti dal velo parziale e sono detti penduli (o a gonnellino), superi e semplici. Un esempio tipico di anello doppio in quanto nato dalla intersezione dei veli parziale e generale è quello di Macrolepiota procera (foto 13) che ha anche la caratteristica di essere scorrevole sul gambo.

 

 

 

Sono detti inferi gli anelli nati dal velo generale come in Cystoderma fallax (foto 14): al termine dello sviluppo vedremo il velo generale che rimane ad avvolgere il gambo come un guanto (detto armilla) il cui apice ricade in basso formando un anellino infero.

 

 

 

Infine occorre notare che la volva, così come l’anello, non è caratteristica esclusiva delle  Amanita  ma la possiamo riscontrare in molte specie che si sviluppano a partire da un ovolo iniziale; come ad esempio accade in Phallus impudicus (foto 15).

 

 

 

Foto di apertura:   Amanita rubescens; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 1: Ovoli di  Amanita phalloides; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 2:  Esemplari maturi di  Amanita phalloides; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 3:  Amanita ochraceomaculata; foto di Pietro Curti

 

 

 

Foto 4:  Amanita citrina; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 5:  Giovane esemplare di   Amanita caesarea; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 6:  Esemplare maturo di   Amanita caesarea; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Foto 7: Giovani esemplari di  Amanita muscaria; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Foto 8:  Amanita muscaria; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 9:  Amanita muscaria; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Foto 10:  Amanita rubescens; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 11: Amanita pantherina; foto di Pietro Curti

 

 

 

Foto 12:  Amanita vaginata; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 13:  Anello doppio di  Macrolepiota procera; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Foto 14: Anello e armilla in  Cystoderma fallax; foto di Pietro Curti

 

 

 

 

Foto 15:  Phallus impudicus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

 

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Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.