Cappello: nome dato alla parte superiore, imenoforo compreso, degli sporofori muniti di gambo

Dal latino medioevale  cappèllum, a sua volta diminutivo di  càppa = cappuccio.

 

 

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La parte superiore di uno sporoforo munito di gambo, quella cioè che sormonta il gambo stesso, è chiamata cappello o pileo. Il cappello è perciò comprensivo anche dell'imenoforo.

 

Nel cappello propriamente detto si distingueranno due superfici principali: quella sterile, di solito superiore, protetta dalla cuticola e quella fertile, di solito inferiore, che ospita l’imenoforo.

 

In molte specie fungine la dislocazione dell’imenoforo nella parte inferiore del cappello rappresenta l’ottimale strategia per favorire il rilascio delle spore nell’ambiente.

 

In molti Basidiomiceti il cappello è, in gioventù, più o meno raccolto attorno al gambo per poi distendersi ed allargarsi con forma più o meno circolare a maturità, contribuendo così all’immagine consueta del “fungo a ombrello”; per avere un esempio basta fare riferimento ai Generi Russula o Boletus in cui il centro del "cerchio" costituito dal cappello corrisponde al proseguimento ideale dell’asse longitudinale del gambo, formando così una struttura ben diffrenziata tra gambo e cappello e dotata di simmetria assiale. Le specie che hanno questa conformazione a ombrello sono dette genericamente Agaricoidi.

 

 

Ma non è certo la sola configurazione: anzi le morfologie possibili sono talmente tante che sono stati coniati numerosi aggettivi e attributi per descrivere a parole le varie situazioni.

 

Negli sporofori senza gambo (sessili) il “cappello” sarebbe tutto lo sporoforo stesso: ma in questi casi l’immagine tipica a “ombrello” può venire a mancare e l’uso del termine “cappello” può essere sostituito da altri termini più adatti a descriverne la morfologia (come, ad esempio le “mensole” in molte Poliporacee). Vi si distinguerà ugualmente una parte sterile e una parte fertile (contenente l’imenoforo).


 

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Come da definizione, si intende con cappello tutta la struttura che sovrasta il gambo; ma nel linguaggio corrente e in assenza di possibili equivoci, si parla spesso di cappello intendendone solo la parte sterile, di solito superiore, cioè quella protetta dalla cuticola. Così una frase del tipo “cappello verrucoso” indica che le verruche decorano la sua cuticola e non (ovviamente) anche l’imenoforo. Con tale accezione sarà inteso qui di seguito.

 

Nel caso dei Basidiomiceti e nei “funghi a ombrello” (Agaricoidi) si individuano sul cappello alcune zone distinte: il margine, l’orlo e la zona discale, oltre a una zona più o meno estesa (o inesistente) che va dall’orlo alla zona discale. Vedere alle relative voci.

 

Sempre nei  Basidiomiceti  la forma del cappello vista dall’alto può dirsi circolare, dimidiata, conchiforme, reniforme, lobata, ecc.; le definizioni si fanno però più numerose e dettagliate nel caso della vista di profilo. Avremo così alcune tipologie fondamentali del tipo: piano, convesso, emisferico, globoso, ellissoidale, conico, campanulato, tronco-conico, depresso, umbonato, papillato, imbutiforme, convesso-ombelicato, cuculliforme. Corredate da altre definizioni atte a descrivere situazioni intermedie come: appianato, pulvinato o guancialiformedisteso-convesso, parabolico, glandiforme, mammellonato, depresso-umbonato, crespo, gasteroide, ecc. Per le immagini e le definizioni vedere alle relative voci.

 

Resta sottinteso che durante lo sviluppo dello sporoforo, il cappello può assumere molte di queste configurazioni (basti pensare alle Amanita o alle Macrolepiota) e quindi i casi di indecisione nell’uso di un termine anziché di un altro saranno frequentissimi e risolti in modo soggettivo dall’osservatore-descrittore.

 

Altri termini specifici come coralloide, auricoloide, claviforme, aghiforme, petaliforme, flabelliforme, digitaliforme, ecc. riguardano tutto lo sporoforo nella sua interezza più che il profilo del cappello stesso che, in molti di questi casi, può anche non essere evidente venendo spesso a mancare sia il gambo sia la simmetria assiale consueta nei “funghi a ombrello”. Vedere alle relative voci.

 

Mentre termini del tipo mitriforme, cupulato, spatoliforme, cerebriforme, selliforme, pezizoide, ecc. riguardano alcune forme di cappello (impropriamente detto) negli Ascomiceti. Vedere alle relative voci.

 

Del cappello è utile anche osservare la sua posizione rispetto al gambo sottostante; infatti oltre alla situazione tipica “ad ombrello” (in cui il gambo si innesta più o meno sotto al centro geometrico del cappello; detta posizione centrale) il cappello può essere, rispetto al gambo, eccentrico o addirittura laterale. Vedere alle relative voci.

 

In relazione alla consistenza e alla struttura della carne e sempre rispetto al gambo è importante stabilire se il cappello è eterogeneo o omogeneo.

Invece la struttura interna del cappello può essere definita come carnosa, cassante, fibrosa, con tutti i casi intermedi.

Vedere alle relative voci.

 

Di grande importanza nelle descrizioni è l’osservazione della superficie sterile del cappello e quindi della sua cuticola. Ciò ha portato a creare una molteplicità di vocaboli atti a descrivere l'aspetto, la consistenza e le decorazioni della cuticola e, di conseguenza, del cappello: in questi casi infatti, come già accennato, viene sovente omesso il riferimento alla cuticola.

 

A grandi linee e per quanto riguarda l’aspetto tattile specifico della cuticola, possiamo trovare per il cappello termini come: liscio, glabro, rugoso, rugoloso, rivuloso, zonato, areolato, asciutto, lubrificato, viscido, untuoso, viscoso, glutinoso, scabroso, lardaceo, ecc.

 

Mentre i termini che descrivono il cappello in riferimento alle ornamentazioni che si vengono a depositare sulla cuticola (come residui del velo generale o come facenti parte della cuticola stessa che, dissociandosi in qualche modo, ha dato origine a tali decorazioni) possono essere: squarroso, verrucoso, squamoso, squamuloso, desquamato, imbricato, aculeato, echinulato, irsuto, pubescente, fioccoso, lanuginoso, granuloso, fibrilloso (con fibrille innate o con fibrille adnate), vergato, pruinoso, forforaceo, micaceo, dissociato, feltrato, vellutato, tomentoso, ecc.

Per le immagini e le definizioni vedere alle relative voci.

 

Se la cuticola del cappello tende a lacerarsi superficialmente possiamo avere (a seconda delle geometrie di tali lacerazioni) un cappello escoriato o un cappello rimoso; e se tali lacerazioni riguardano non solo la cuticola ma anche il tessuto sottostante possiamo avere un cappello lacerato o un cappello fessurato. Vedere alle voci relative.

 

 

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Infine un accenno alla misurazione delle dimensioni del cappello (propriamente detto): di solito viene riportata la misurazione del diametro del cappello (visto dall’alto) in relazione allo sporoforo integro, facendo una media tra vari esemplari che non siano né troppo giovani (primordi) né vetusti (perché, probabilmente, con forme alterate o anomale). Vengono poi introdotti aggettivi convenzionali e di comodo cui affidare la descrizione: cappello piccolo (con un diametro inferiore ai 40 mm), cappello medio (con diametro tra i 40 mm e i 100 mm), cappello grande (oltre i 100 mm).

Negli sporofori con cappello dal profilo parabolico, conico, campanulato, tronco conico o addirittura ellissoidale, e comunque quando la misura dell’altezza del profilo è prossima o supera quella del diametro, può essere necessario misurare anche l’altezza del cappello oltre che il suo diametro.

 

 

 

 

 

Gambo (freccia inferiore) e cappello (freccia superiore) in una specie con imenoforo a lamelle.

Amanita muscaria   (L.) Lam.; foto di Alessandro Francolini

 

 

  

 Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.

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