Morfocromatici (caratteri): caratteristiche che riguardano forma e colore di uno sporoforo

Dal greco morfê = forma, figura, aspetto; e dal greco chomatikòs = colorato.

 

In Micologia sono detti  caratteri morfocromatici  quei caratteri o proprietà che riguardano forma e colore di uno sporoforo. Ove "forma" è inteso nel senso più ampio possibile (e che quindi riguarda portamento, dimensioni, consistenza, ecc.) e con colore si intende (oltre all'osservazione dettagliata delle colorazioni delle varie parti dello sporoforo) anche l'osservazione della mutabilità cromatica dovuta al viraggio (se presente) o ad altre cause, l'osservazione del colore della sporata, ecc..

 

I "caratteri morfocromatici" assieme ai "caratteri organolettici" costituiscono le caratteristiche di un fungo che possono essere osservate e descritte "macroscopicamente".

 

 

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Da un articolo di Alessandro Francolini, apparso sulla rivista  inNatura  (n° 7, Dicembre 2016 / Gennaio 2017):


 

 

MORFOLOGIA DEI FUNGHI. Prima parte

 

 

Alcune delle forme particolari riscontrabili nelle specie fungine

 

 

 

 

Pensiamo a un fungo... Probabile che nella nostra mente si formi l’immagine di un organismo costituito da un gambo sovrastato da un cappello, ma tale conformazione è solo una tra le moltissime rilevabili in micologia. È vero che per motivi gastronomici (e quindi anche economici) e tossicologici (quindi anche medico-sanitari) sono le specie gambo-cappello quelle a cui si fa riferimento più spesso, ma è altrettanto vero che passeggiando in un bosco o in un prato, se la stagione è propizia e generosa, si possono avvistare funghi dai profili più o meno inaspettati.


Considerando solo i Basidiomiceti, ma escludendo le forme gambo-cappello, verranno illustrate qui di seguito alcune morfologie per certi versi classificabili come semplici, per altri versi curiose, irregolari o sorprendenti, ma comunque riscontrabili anche più spesso di quanto si creda. 


La forma più semplice è quella resupinata in cui il fungo si trova completamente adagiato sul substrato di crescita, esponendo all’aria il solo imenoforo: situazione assai frequente in molte specie lignicole. Alcune di esse permangono per tutto il loro sviluppo in tale stato (es. Pulcherricium caeruleum), altre lo sono solo inizialmente per poi rialzarsi in parte dal substrato cui rimangono comunque ben ancorate.


Si possono quindi incontrare specie, sempre lignicole e solitamente di medio-piccole dimensioni, la cui porzione sollevata dal substrato è piegata in modo da formare una sorta di pensilina, con l’imenoforo sottostante che si pone parallelo al terreno per favorire la dispersione delle spore. Tali funghi, detti sessili poiché non presentano un gambo, possono crescere solitari ma più spesso in colonia, disponendosi affiancati o sovrapposti (es. Trametes hirsuta).


Camminando nel bosco possiamo incontrare funghi dalla silhouette semplicemente filiforme, nastriforme o, come accade nel genere Clavariadelphus, di forma clavata con apice arrotondato: l’imenio di tali specie è distribuito sull’intera superficie e viene perciò detto amfigeno.


Ancora con l’imenio amfigeno ma con bellissime geometrie coralloidi ramificate, possiamo imbatterci in molte specie del genere Ramaria.


Tornando ai funghi lignicoli non possiamo trascurare quelli che presentano una forma semicircolare, definita dimidiata, che può ricordare una mensola o uno zoccolo, con imenoforo nella parte inferiore. Si tratta spesso di funghi di grandi dimensioni, con carne coriacea e fibrosa: isolati e sessili come ad esempio nel Fomes fomentarius, o con un abbozzo di gambo in Piptoporus betulinus. Esistono anche specie lignicole flabelliformi (cioè che ricordano un ventaglio) come nelle fitte colonie del Laetiporus sulphureus oppure nei piccoli ma raffinati (purché osservati dalla parte dell’imenoforo) Schizophyllum commune; ma anche forme simili a un orecchio in Auricularia auricula-judae o a una pipa in Ganoderma lucidum.

 

Nell’ordine Lycoperdales, contenente le comuni Vesce, abbiamo forme sferiche semplici (es. Bovista) o composte da una testa subglobosa e da una parte inferiore detta pseudostipite più o meno evidente (es. Lycoperdon perlatum). In tale ordine l’imenio non è esposto all’aria ma è protetto all’interno del fungo (si parla di Gasteromiceti): le spore saranno diffuse in ambiente solo quando la “buccia” di tali funghi si lacererà con metodologie particolari.


E ancora: geometrie conformate a stella le ritroviamo in altri Gasteromiceti come nei generi Geastrum Astraeus; curiose “ciotoline” nei Cyathus; sorprendenti... imitazioni nei generi Phallus Mutinus.


Craterellus cornucopioides si presenta come una sorta di cornucopia o trombetta, con il margine superiore ripiegato e spesso lobato e inciso.


Infine nel genere Cantharellus ci si avvicina alla forma più tradizionale con strutture identificabili come cappello e gambo, ma le stesse appaiono molto irregolari presentando cappello lobato, fessurato, e gambo spesso eccentrico, per cui è pressoché impossibile rintracciare un asse di simmetria.

 

 

 

 

Pulcherricium caeruleum; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Trametes hirsuta; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Clavariadelphus ligula; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Ramaria formosa; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Fomes fomentarius; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Piptoporus betulinus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Laetiporus sulphureus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Schizophyllum commune; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Auricularia auricula-judae; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Ganoderma lucidum; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Lycoperdon perlatum; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Astraeus hygrometricus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Cyathus striatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Phallus impudicus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Craterellus cornucopioides; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Cantharellus subpruinosus; foto di Alessandro Francolini

 

 

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Da un articolo di Alessandro Francolini, apparso sulla rivista  InNatura  (n° 8, Marzo / Maggio 2017):

 

 

 

 

MORFOLOGIA DEI FUNGHI. Seconda parte

 

 

Morfologia dei funghi con gambo e cappello

 

 

 

 

Per tradizione la forma “classica” di un fungo consiste di due strutture ben distinte: un gambo corpulento sovrastato da un cappello altrettanto appariscente. Ne è l’esempio tipico, anche per motivi gastronomici, quello del porcino come il Boletus edulis nella foto di apertura. Tuttavia, nel precedente numero della Rivista, abbiamo osservato che le forme fungine diverse da quella tradizionale sono tanto numerose quanto sorprendenti. Vedremo qui di seguito che le sorprese non mancano neppure nel considerare il tema gambo-cappello.

Pensando a Madre Natura come a una prolifica e fantasiosa musicista, le “variazioni sul tema gambo-cappello” che essa ha composto sono tante e tali che non basterebbero tutte le pagine della Rivista per illustrarne anche solo una minima parte.

Ne considereremo qui di seguito solo alcune, sempre riguardanti i funghi Basidiomiceti, lasciando ad altra occasione l’analisi morfologica tipica degli Ascomiceti.

 

 

Anche minuscoli

 

Da sfatare subito il concetto di corpulenza: basti pensare alle specie definite come “funghi da lettiera” dato che il loro micelio prolifera intimamente inserito tra le fibre di foglie o rametti, aghi o pigne, o altro materiale vegetale marcescente del sottobosco. Molte di queste specie sono così esili che rischiano di passare inosservate; un valido esempio è dato dai minuscoli Marasmius bulliardii (foto 1) che crescono sulle foglie: un gambo filiforme alto al massimo 5 cm che sorregge un cappellino a forma di paracadute che arriva a stento al diametro di 1 cm.

 

 

Geotropismo

 

Di solito si pensa che il gambo sia posto in posizione centrale rispetto al cappello che lo sovrasta e in effetti nella maggioranza dei casi si nota un ben preciso asse di simmetria; ne fanno però eccezione molte specie lignicole come spesso accade in esemplari di Mucidula mucida (foto 2) ma anche in qualche fungo terricolo come nelle specie del genere Hydnum. Già nel caso precedente si può notare che la presenza del gambo fa in modo che la parte fertile, l’imenoforo, si trovi parallela al terreno: questo fenomeno è detto “geotropismo” ed è particolarmente evidente, ancora, in altri funghi lignicoli. Per esempio (foto 3) queste Mycena haematopus sono nate sul fianco di un tronco marcescente ma l’elasticità del loro gambo permette al gambo stesso di curvarsi e di dirigersi verso l’alto, portando quindi l’imenoforo in posizione ottimale per la futura dispersione delle spore.

 

 

Simmetria assiale

 

 La simmetria assiale più evidente la riscontriamo nella maggioranza dei funghi terricoli. Tra i più coreografici per le loro ornamentazioni vi sono quelli del genere Amanita che hanno la caratteristica di svilupparsi partendo da un ovolo. Già a tale stadio (foto 4; ovolo di Amanita caesarea) si notano due veli, generale e parziale, che proteggeranno, rispettivamente, la parte esterna e l’imenoforo durante la crescita. Dall’ovolo al fungo adulto si assiste quindi ad una sorta di metamorfosi in forma e dimensioni. Infatti, a sviluppo avvenuto, il velo generale si lacererà e potrà rimanere depositato a terra sotto forma di sacchetto (la cosiddetta volva) mentre il velo parziale potrà rimanere depositato sul gambo in forma di anello, come nella mortale Amanita phalloides (foto 5).

A seconda della specie, la variabilità della consistenza dei due veli può generare morfologie ben diversificate. Alcuni esempi: in Amanita rubescens (foto 6) il velo generale rimane in parte depositato sul cappello sotto forma di scagliette o verruche, mentre alla base si dissocia in pustole; invece il velo parziale, molto consistente e membranoso, persiste come ampio anello a gonnellino sul gambo. In altre specie sarà il velo parziale ad essere fragile al punto che durante la crescita se ne perderanno le tracce: rimarrà quindi solo la volva alla base del gambo che risulterà privo di anello come in Amanita spadicea (foto 7).

Altra metamorfosi tra le più note la fornisce Macrolepiota procera che prende il nome popolare di “Mazza di tamburo” da giovane (foto 8) per assumere forma e nomignolo di “Ombrellone” una volta sviluppata (foto 9).

 

 

Figure geometriche solide

 

"Variazioni sul tema” si riscontrano anche nelle molteplici figure geometriche solide che può assumere il cappello. In forma ellissoidale se durante lo sviluppo il cappello rimane aderente al gambo come in Coprinus comatus (foto 10). Simile a un copricapo conico nel mortale Cortinarius rubellus (foto 11) o, viceversa, quando si esibisce nell’imitazione di un imbuto in Infundibulicybe geotropa (foto12).

Nelle specie in cui il cappello raggiunge un certo peso, il gambo diventa anch’esso più robusto e consistente. È il caso dei generi Russula e Lactarius che, pur annoverando specie di dimensioni medio piccole, presentano più frequentemente specie con gambo robusto e cappello importante, similmente ai porcini ma con la differenza sostanziale che le boletacee hanno imenoforo a tubuli e pori, mentre rossole e lattari lo hanno lamellato. Inoltre i lattari, lo suggerisce il nome, secernono alla rottura un caratteristico liquido, detto latice, come in Lactarius volemus (foto 13), mentre le rossole ne sono prive, come Russula virescens (foto 14).

 

 

Teratologia

 

Terminiamo questa indagine sulle forme gambo-cappello con un esempio di struttura teratologica, cioè affetta da una qualche “malformazione” come l’Hebeloma della foto 15; si tratta di stranezze morfologiche neanche tanto rare da incontrare passeggiando in un bosco. Inevitabile porsi almeno un paio di domande del tipo: Bello o brutto? Mostruoso o prodigioso?

Guarda caso l’aggettivo teratologico discende dal greco  tèras, tèratos  che può assumere più significati: “mostro” o “prodigio, portento”. Inoltre è proprio con l’insorgere di mutazioni diverse dalla norma che la Natura, operando con gli strumenti della selezione e dell’adattabilità all’ambiente, ha permesso nel corso di centinaia di milioni di anni la nascita di tutte le forme viventi come oggi le conosciamo, siano esse un fungo, un cipresso, una tigre, una megattera o un essere umano.

Ciascuno di noi, seguendo la propria sensibilità, potrà scegliere le risposte a quelle due domande!

 

 

 

 

 

Foto di apertura: Boletus edulis; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 1:  Marasmius bulliardii; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 2:  Mucidula mucida; foto di Alessandro Francolini
 

 

 

 

Foto 3:  Mycena haematopus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 4:  ovolo di Amanita caesarea; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 5: Amanita phalloides; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 6: Amanita rubescens; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 7: Amanita spadicea; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 8: Macrolepiota procera ("Mazza di tamburo"); foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 9: Macrolepiota procera ("Ombrellone"); foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 10: Coprinus comatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 11: Cortinarius rubellus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 12: Infundibulicybe geotropa; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 13: Lactarius volemus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 14: Russula virescens; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Foto 15: Hebeloma sp.; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

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Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.