Gleba (Pag. 1): porzione dello sporoforo racchiusa dentro al peridio (almeno inizialmente) e in cui si sviluppa l' imenoforo
Gleba: dal latino glèba = zolla di terra, ma anche = pezzetto, pallottolina, zolletta.
Il termine gleba può essere utilizzato in svariate circostanze, a seconda del Genere considerato. La gleba è comunque composta da tessuto sia fertile (nella gleba si sviluppa l'imenoforo) sia sterile; è racchiusa (almeno quando lo sporoforo è allo stadio di primordio) dentro al peridio; in seguito, a seconda del Genere, può venire esposta all'aria, può rimanere racchiusa dentro a un peridio epigeo fino alla deiscenza di quest'ultimo, o può rimanere dentro un peridio ipogeo fino a maturazione completata. Qui di seguito alcuni esempi.
Nei Gasteromiceti a sviluppo angiocarpico (ad esempio nelle Lycoperdaceae e nelle Geastraceae) la gleba è racchiusa nel peridio ed appare inizialmente più o meno carnosa, polposa e compatta, strutturata in piccole cellette (più o meno visibili a occhio nudo) che portano all’interno l’imenio; a maturità la gleba si risolve in una massa polverosa e secca costituita in gran parte da spore mature oltre che da elementi sterili come il capillizio. A maturità il basidioma provvederà tramite particolari aperture a far fuoriuscire le spore (vedere, per esempio, alle voci stoma, apertura apicale, deiscenza).
In alcune specie di Lycoperdeceae la gleba è sorretta dalla cosiddetta subgleba: ha la stessa struttura a cellette della gleba ma non è fertile perché non contiene elementi imeniali.
In altri Gasteromiceti (ad esempio nei Generi Phallus, Clathrus, Colus, ecc.) la gleba si trova all’inizio protetta dentro un ovolo per poi “spalmarsi” a maturità su ricettacoli particolari esposti all’aria (alveoli, bracci, ramificazioni, ecc.). La gleba è, in tali casi, mucillaginosa, liquescente e, con la maturazione delle spore, assume un colore marrone-verdastro emanando un odore repellente (per l'uomo!), anche fecale: così saranno le mosche o altri insetti, attratti dall’odore, a posarsi su tali strutture per trasportare poi in ambiente le particelle di gleba che rimangono loro attaccate; di conseguenza gli insetti “semineranno” in ambiente le spore mature.
Nei Gasteromiceti della Famiglia Nidulariaceae la gleba è all’inizio (stadio embrionale) omogenea e indifferenziata dentro ai basidiomi; in seguito la gleba con le spore in fase di maturazione verrà diversificata e racchiusa in più corpuscoli lenticolari, isolati l’uno dall’altro (peridioli). I peridioli maturi saranno in seguito espulsi con particolari ed affascinanti meccanismi. Vedere alle voce peridiolo, effetto splash, Stellatus.
Nel Genere Pisolithus la gleba è all’inizio compatta e strutturata a cellette (pseudoperidioli) appressate tra loro, ben visibili a occhio nudo e di vario colore: giallo o bianco (le cellette contenenti le spore immature), nero-violacee (contenenti le spore più mature); a piena maturità le pareti di tali cellette si sfaldano lasciando dentro al basidioma una consistente massa di polvere sporale matura di color marrone-polvere di cacao.
Anche negli Ascomiceti possiamo incontrare una struttura detta gleba: infatti nei cleistoteci la gleba è la parte interna carnosa racchiusa dal peridio (ad esempio nel Genere Tuber); in tal caso la gleba maturerà assieme alle spore direttamente sotto terra; saranno poi gli animali golosi di tali frutti a scavare nel terreno per cibarsi di tali Ascomiceti diffondendo poi con le feci le spore mature in ambiente. In molte Tuberaceae, alla loro sezione, è possibile individuare nella gleba due tipologie di venature o vene: quelle fertili (più scure e contenenti aschi e spore) e quelle sterili (di colore più chiaro, solitamente biancastro).
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Gleba (indicata dalla freccia superiore) che inizia a cambiare colore (indizio della prossima maturazione delle spore) e subgleba (freccia inferiore) che rimane per molto tempo bianca in quanto sterile. Calvatia utriformis (Bull. : Pers.) Jaap; foto di Giuseppe Vanoli
Gleba (indicata dalle frecce verticali) e subgleba (frecce orizzontali) ancora immature in Calvatia utriformis; foto di Pietro Curti
Gleba che si sta colorando a causa della maturazione delle spore; la subgleba (non contenendo le spore) è ben distinguibile. Calvatia utriformis; foto di Tomaso Lezzi
Clathrus ruber Micheli ex Pers.; sezione di un giovane ovolo in cui si vede al centro la massa mucillaginosa della gleba grigiastra ancora immatura (freccia in basso); tutto intorno il peridio (freccia in alto) costituito dall’endoperidio gelatinoso protetto all’esterno dalla sottile membrana dell’esoperidio; i bracci che in seguito costituiranno il ricettacolo a maglia per la gleba matura non si sono ancora formati. Foto di Tomaso Lezzi
Ancora ovoli di Clathrus ruber
Nelle tre sezioni si individua ancora la gleba verdastra racchiusa dentro ai bracci arancioni, mentre nell’esemplare a cui è stato asportato lo strato gelatinoso (involucro che giace sulla destra) si vedono i bracci del ricettacolo che sono già differenziati; foto di Pietro Curti
Clathrus ruber. Giovane esemplare appena aperto. Si vede la gleba verdastra all'interno della struttura rosso-arancio; foto di Tomaso Lezzi
Esemplare maturo (accanto a uno giovane) di Clathrus ruber. Dentro alle maglie formate dai bracci rossastri del ricettacolo è presente ancora una discreta quantità di gleba verde scuro ormai liquescente e contenente le spore mature. Penseranno mosche e altri insetti a “ripulire” del tutto tali bracci dalla gleba, disperdendola così nell’ambiente circostante. Foto di Massimo Biraghi
Clathrus ruber. Accanto a due ovoli un esemplare vetusto con bracci del ricettacolo ben sviluppati: su tali bracci è rimasta ancora traccia della gleba ormai quasi del tutto asportata dagli insetti; foto di Tomaso Lezzi
Particolare dei resti della gleba verdastra, mucillaginosa e liquescente che è rimasta attaccata ai bracci. Clathrus ruber; foto di Tomaso Lezzi
In Mutinus caninus (Huds. : Fr.) Fr., a maturità, la gleba verdastra si spalma sulla parte superiore del ricettacolo. Foto di Pietro Curti
Negli esemplari maturi la gleba verde e dall’odore repellente, contenente le spore mature, riveste la parte superiore di Mutinus caninus; foto di Tomaso Lezzi
Particolare della gleba verde che quando cade lascia intravedere il colore arancione vivo della parte sottostante. Verrà asportata da mosche ed altri insetti che vi si poseranno sopra, attirati dal suo odore. Mutinus caninus; foto di Tomaso Lezzi
Gleba matura di colore verde-oliva in Mutinus caninus; nell’esemplare in alto nella foto la gleba liquescente è ancora presente in abbondanza all’apice del ricettacolo; nell’esemplare al centro è stata quasi tutta asportata dalle mosche. Nell’esemplare in basso l’asportazione della gleba ha lasciato a nudo l’apice rosso-mattone del ricettacolo. Foto di Gianni Bonini.
Phallus hadriani Ventenat : Persoon. Negli esemplari maturi (a destra nella foto), si nota ancora una rimanenza di gleba spalmata sul cappello; mentre nell’esemplare di sinistra la gleba è stata quasi tutta asportata dagli insetti, lasciando a nudo gli alveoli che la sorreggevano. Foto di Emilio Pini
Uno Scleroderma verrucosum (Bulliard ex Persoon) Persoon aperto che mostra la gleba dissolta in polvere sporale; la dispersione della polvere sporale sarà effettuata dal vento. Foto di Tomaso Lezzi
Ovolo di Phallus impudicus L. : Pers.; gleba verdastra (indicata con la freccia a destra) a contatto con il ricettacolo (freccia a sinistra) che a maturità, allungandosi e lacerando l’ovolo (fase di deiscenza), porterà in alto la gleba che si distribuirà sopra un cappello glandiforme; foto di Pietro Curti
Soggetto adulto completo di Phallus impudicus; la gleba verdastra ricopre tutto il "cappello" che sormonta il ricettacolo bianco e spugnoso. L'odore della gleba è repellente per l’uomo ma attirerà le mosche e altri insetti che provvederanno a disseminarla in ambiente; foto di Pietro Curti
Particolare del "cappello" e della gleba verdastra che lo ricopre. Si notano anche tracce biancastre del peridio che il ricettacolo ha lacerato nella sua "erezione"; tali tracce svaniranno per lasciare completamente esposta all'aria (e agli insetti) la gleba. Phallus impudicus; foto di Pietro Curti
Mosche all’assalto della gleba di Phallus impudicus; foto di Maria Ligure
Ecco come si presenta il cappello quando gli insetti hanno portato via tutta la gleba; in evidenza la mitra con i piccoli alveoli che ospitavano la gleba. Phallus impudicus; foto di Mauro Cittadini
Gleba omogenea al taglio; assenza di subgleba. Bovista plumbea Pers. : Persoon; foto di Felice Di Palma
Gleba a maturità in una sezione di Geastrum rufescens Pers.; una massa polverosa di spore e capillizio; foto di Mauro Cittadini
Gleba di consistenza spugnosa in Rhizopogon obtextus (Spreng.) R. Rauschert; foto di Mauro Cittadini
Gleba particolare nello sporoforo secozioide di Setchelliogaster tenuipes (Setchell) Pouzar; le cellette che compongono il suo interno sono allungate e assomigliano a delle lamelle malformate e anastomosate. Foto di Franco Sotgiu
Particolare di una sezione di Setchelliogaster tenuipes che evidenzia le cellette allungate della gleba; foto di Franco Sotgiu
Gleba bianca ancora immatura visibile nella sezione di Mycenastrum corium (Guers.) Desv.; foto di Federico Calledda
La gleba, bianca e soda nei giovani esemplari, assume colorazioni giallo-verdastre per poi assestarsi su toni bruno scuro a maturazione e risolvendosi in una sostanza pulverulenta. Sarà il vento a disperdere le spore in ambiente. Mycenastrum corium; foto e commento di Emilio Pini
Residui di gleba marroncina e liquescente sui bracci del ricettacolo di Clathrus archeri (Berk.) Dring; foto di Guido Sgherzi
Gleba tipicamente marezzata, con aspetto marmorizzato, percorsa da venature sterili e rade. Tuber brumale Vittadini; foto e commento di Pietro Curti
Gleba tipicamente marezzata, con aspetto marmorizzato, percorsa da venature sterili sottili di color biancastro, ben delineate, spesso anastomizzate, parte fertile presto bruno-scura con riflessi porporini. Tuber melanosporum Vittadini; foto di Pietro Curti, commento di Mauro Cittadini
Il peridio in Pisolithus arhizus (Pers.) Rauschert contiene all’interno la gleba compatta strutturata a cellette (pseudoperidioli) gialle o bianche (in basso, contenenti le spore immature) poi nero-violacee (più sopra, contenenti le spore più mature) e infine (nella parte alta) la polvere sporale matura di color marrone-polvere di cacao; foto di Tomaso Lezzi
Ancora la gleba con gli pseudoperidioli multicolore (a seconda della maturazione delle spore) in Pisolithus arhizus; foto di Felice Di Palma
Gleba inizialmente bianco-crema, con venature poco distinguibili poi tipicamente marezzata, con aspetto marmorizzato, percorsa da venature sterili di spessore variabile e piuttosto confuse di color biancastro, parte fertile da crema-ocra a bruno-rossiccia. Tuber borchii Vittadini. Foto e commento di Gianni Pilato
Gleba tipicamente marezzata, con aspetto marmorizzato, percorsa da venature sterili di color bianco-crema chiaro, parte fertile inizialmente bruno-chiaro sino a bruno-nocciola, bruno-scuro a maturazione. Tuber aestivum Vittadini; commento di Mauro Cittadini; foto di Franco Sotgiu
Gleba inizialmente biancastra, compatta poi tipicamente marezzata, con aspetto marmorizzato, percorsa da venature sterili sottili di color biancastro, ben delineate, spesso anastomizzate, parte fertile bruno-carnicina a maturità bruno-rossiccia. Tuber magnatum Picco; foto e commento di Pietro Curti
Nei maturi esemplari di Colus hirudinosus Cavalier & Séchier la gleba, mucillaginosa e di colore verde scuro, si dispone nella parte superiore, sotto la calotta a maglie del particolare ricettacolo. Foto di Federico Calledda
Gleba che comincia a ingiallire in Lycoperdon nigrescens Wahlenb.; foto di Gianluigi Boerio
Gleba con venature fertili (frecce blu) e venature sterili (frecce rosse) in Tuber magnatum Picco; foto di Pietro Curti
Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.