Tuberaster: munito di tubero, in riferimento alla possibile presenza dello sclerozio

Dal latino tùber = tubero, tartufo. Qui inteso come sclerozio.

In Micologia è epiteto specifico del solo Polyporus tuberaster (Jacq. ex Pers.) Fr. in riferimento alla possibilità di questa specie di possedere uno sclerozio.

Conosciuto con la voce popolare si "pietra fungaia" proprio in relazione al possibile sclerozio che può presentarsi particolarmente duro e compatto (come "pietra") e anche di notevoli dimensioni.

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Polyporus tuberaster (Jacq. ex Pers.) Fr.; Polyporus assai comune, rinvenibile su legno marcescente di latifoglia oppure emergente da uno sclerozio duro e formato da un intreccio compatto tra micelio, terra, sassi e radici. Tale sclerozio è quindi una sorta di consistente conglomerato, detto "pietra fungaia", che può pesare anche 10 kg e oltre.

Il cappello di Polyporus tuberaster ha diametro massimo di 15 cm, è reniforme o circolare, depresso al centro ed è cosparso, almeno nei giovani esempalri, di piccole squame più scure del colore di fondo che può variare dal giallo-ocra al bruno. Tubuli decorrenti sul gambo; pori allungati radialmente, anche poligonali. Carne soda ma non coriacea, con odore leggero ma gradevole, tra il "fungino" e il ligneo.

Può confondersi con Polyporus squamosus che tuttavia raggiunge dimensioni molto più grandi (fino a 50 - 60 cm di diametro), ha carne dura e coriacea, con odore di cocomero o di farina bagnata. Foto e commento di Alessandro Francolini