Porphyrizon: di colore purpureo
Porphyrizon: di colore purpureo. Dal greco porphýra = porpora. In riferimento al colore purpureo diffuso sulle superfici.
In Micologia è epiteto specifico solamente di Agaricus porphyrizon P.D. Orton.
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Agaricus porphyrizon P.D. Orton.
Ha cappello con cuticola dissociata in squame fibrillose appressate di colore porporino, su fondo biancastro, più fitte verso il centro sino al disco bruno-porpora. Gambo con anello pendulo, supero e semplice, biancastro ingiallente, sottile e spesso lacerato. La sua carne è biancastra e virante al giallo, spesso anche intensamente, in particolare alla base, con odore piuttosto gradevole di mandorle amare.
Specie non molto diffusa, cresce generalmente isolato o in piccoli gruppi, in boschi temperati di latifoglie, con preferenza per Leccio, ma anche in parchi e giardini.
Specie che a seconda degli autori viene inserita nella sez. Minores (dal Moser) o nella sez. Arvenses da altri. Le possibili confusioni avvengono con Agaricus sylvaticus, senza odore di mandorle e con carne arrossante, e con Agaricus impudicus, non ingiallente e con diverso odore.
Una ulteriore confusione può avvenire con Agaricus purpurellus, che ha però taglia minore e crescita sotto conifere.
Commenti di Giovanni Satta
Agaricus porphyrizon. A grandi linee ci troviamo di fronte a un “prataiolo” dal cappello rossastro, dall’odore gradevole di mandorle amare, talvolta anche con nota di anice, e dalla carne che al taglio diventa gialla, anche intensamente, soprattutto nella parte bassa del gambo.
Entrando un po’ più nei particolari: fruttifica in parchi o giardini, ma soprattutto in boschi temperati di latifoglie, querceti in particolare. La tonalità rossastra del cappello è dovuta alla cuticola color porpora che, con la crescita del fungo, si dissocia in squame fibrillose e appressate, più fitte al centro e più rade verso il margine in cui si può osservare il colore di fondo biancastro. Lamelle rosate nei giovani, poi bruno-rossastro scuro, color cioccolato scuro in età per il depositarsi delle spore; con filo eroso, sterile e quindi biancastro. Il gambo è relativamente corto o addirittura tozzo, anche ritorto alla base, bianco ma ingiallente al di sotto dell’anello; a volte un po’ bulboso. Può presentare esili rizomorfe biancastre. L’anello, negli esemplari maturi, è collocato più o meno nella parte mediana del gambo; è supero e semplice, bianco ma presto ingiallente, sottile e presto lacerato.
Per i suoi cromatismi può essere confuso con Agaricus purpurellus, che tuttavia ha taglia minore e fruttifica sotto conifere; con esemplari bruno-rossastri di Agaricus sylvaticus che ha carne arrossante al taglio e odore fungino; con Agaricus impudicus che ha carne bianca quasi immutabile, con le lamelle che alla contusione diventano rossastre e odore sgradevole, simile a quello di Lepiota cristata (cioè paragonabile a quello della gomma più o meno bruciata, del copertone surriscaldato delle ruote o simili).
Foto di Alessandro Francolini
Agaricus porphyrizon; foto di Felice Di Palma
Agaricus porphyrizon; foto di Luigi Minciarelli
Agaricus porphyrizon; foto di Tomaso Lezzi
Anello di Agaricus porphyrizon; foto di Tomaso Lezzi
Cappello di Agaricus porphyrizon; foto di Luigi Minciarelli
Agaricus porphyrizon; foto di Mario Iannotti
Agaricus porphyrizon; foto di Alessandro Francolini
Imenoforo di Agaricus porphyrizon; foto di Alessandro Francolini
Agaricus porphyrizon; foto di Felice Di Palma
Agaricus porphyrizon; foto di Mario Iannotti
Agaricus porphyrizon; con alcune rizomorfe alla base del gambo; foto di Nicolò Parrino
Agaricus porphyrizon; particolare sulle rizomorfe; foto di Nicolò Parrino
Agaricus porphyrizon; foto di Luigi Minciarelli
Agaricus porphyrizon; foto di Nicolò Parrino
Agaricus porphyrizon; foto di Nicolò Parrino
Agaricus porphyrizon; foto di Nicolò Parrino
Imenoforo e gambo in sezione di Agaricus porphyrizon; foto di Nicolò Parrino
Agaricus porphyrizon; foto di Tomaso Lezzi
Agaricus porphyrizon; foto di Stefano Rocchi
Agaricus porphyrizon; foto di Enzo Orgera
Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.