Borchii: dedicato al micologo polacco Michel Jean de Borch (1751 - 1810)

Borchii: decicato al micologo polacco Michel Jean de Borch (1751 - 1810) che per primo studiò questa specie. 

 

Nel suo "Lettres sur les truffes du Piémont" (del 1780, considerato il primo lavoro monografico sui tartufi) il de Borch, tra le altre cose, mette l'accento sulla differenza tra i tartufi a carne bianca e quelli a carne nera, considerando i primi di miglior qualità gastronomica. Dimostra con argomentazioni scientifiche che i tartufi si riproducono grazie allo sviluppo delle loro spore, contrastando così le varie teorie ancora in uso all'epoca che si basavano sulla "generazione spontanea".

 

Inoltre descrive per la prima volta una nuova specie che il micologo italiano Carlo Vittadini (1800 - 1865) classificherà nel 1831 come  Tuber borchii.

 

 

In Micologia è, appunto, epiteto specifico di  Tuber borchii  Vittadini, conosciuto anche col nome popolare di bianchetto per le sue colorazioni; è uno dei tartufi buoni commestibili, ma non di particolare pregio; e comunque senza raggiungere la fama gastronomica di altri suoi congeneri più apprezzati e ricercati.

 

 

 

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Tuber borchii  Vittadini; commestibile, buono, non di particolare pregio, il  bianchetto  si presta per preparazioni culinarie quali salse o come aromatizzante ad esempio per il burro. Coloro che non apprezzano l'aroma tipico di questi funghi spesso ravvisano una certa somiglianza dell'odore con quello tipico di alcuni idrocarburi (gas). Fungo ipogeo, a volte affiorante magari a causa del terreno smosso dai mammiferi quali i cinghiali, abbastanza comune in natura e coltivato, in boschi di latifoglia e conifere anche puri, raggiunge la maturità nel periodo autunnale fruttificando sino alla tarda primavera. 

Per il corretto riconoscimento di questa specie, in realtà un po' critica da un punto di vista micologico, è molto importante rilevare il caratteristico odore, il sapore   dolce e la sottile pubescenza del peridio. Eventuali dubbi possono essere comunque risolti effettuando una attenta analisi dell'habitat di crescita e dei caratteri microscopici.

Foto e commento di Mauro Cittadini

 

 

 

 

 

 

 

Tuber borchiifoto di Pietro Curti

 

 

 

 

 

 

 

Aschi con ascospore in  Tuber borchii; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

 

 

 

Tuber borchii; foto di Franco Sotgiu

 

 

 

 

 

 

 

Particolare della gleba   marezzata  in  Tuber borchii; foto di Gianni Pilato

 

 

 

 

 

 

 

Tuber borchii; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

 

Tuber borchiisi presenta con una forma irregolarmente tondeggiante, lobata, di dimensioni medio-piccole, da 1-5 cm. Il peridio da giovane è tomentoso, finemente pubescente poi diventa liscio, di colore ocra-giallastro, invecchiando tende al fulvo carico, con presenza di macule rossicce scure. La gleba inizialmente è biancastra poi con la maturazione delle spore assume una colorazione ocra, rosso-bruno, marmorizzata da venature biancastre. Nell’Appennino centrale il  Tuber borchii  è conosciuto con il nome volgare di “Bianchetto”, assomiglia molto al  Tuber magnatum  (tartufo bianco pregiato) dal quale si distingue per la dimensione minore, il diverso periodo di maturazione, per il colore esterno ocra-giallastro tendente al rossiccio, per l’odore intenso agliaceo-terroso e la diversa ornamentazione sporale. Si raccoglie generalmente da gennaio a marzo in vari habitat dai boschi collinari appenninici di Quercia e Carpino fino alle pinete litoranee.

Foto e commento di Mario Iannotti

 

 

 

 

 

 

 

 

Tuber borchii; esemplari rinvenuti sotto  Cedrus Atlantica. Foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

 

 

Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.