Asco (aschi) (Pag. 1): cellula fertile contenente le spore, caratteristica degli Ascomiceti

Asco: dal greco  askós = otre.

 

È la cellula fertile che contiene le spore (di solito 4 oppure 8 spore; dette propriamente ascospore per distinguerle dalle basidiospore tipiche dei Basidiomiceti) e che caratterizza gli Ascomiceti (Divisione Ascomycota). È la cellula corrispettiva del basidio che caratterizza i Basidiomiceti (Divisione Basidiomycota). A differenza del basidio che porta le spore mature all’esterno, l’asco protegge le spore al suo interno per poi farle fuoriuscire tramite vari meccanismi. 

 

Gli aschi nei casi più comuni sono formati da una sorta di tubetto o baccello all’interno del quale maturano le spore. A maturazione avvenuta, le spore vengono espulse tramite un sistema dinamico-idraulico (espulsione) attraverso la sommità dell’asco che può presentarsi munita o meno di opercolo. In altri casi, come nei Tuber (tartufi) gli aschi sono a forma di sacchetto o palloncino e non vi è espulsione attiva delle spore: la loro diffusione avverrà a maturità per degrado o rottura del contenitore.

 

Per uscire dall’asco che le contiene, le spore devono trovare un varco opportuno. La fuoriuscita può avvenire con diverse modalità:


# Gli aschi possiedono all’apice una specie di coperchio (detto  opercolo) che si solleva (o si distacca dalla struttura) quando le spore sono mature; inoltre l’apertura che si trova sotto tale opercolo è larga quasi quanto il diametro della sezione stessa dell’asco: gli aschi, in tal caso, si dicono opercolati; le spore contenute negli ascomiceti ad aschi opercolati possono essere anche di grandi dimensioni, più o meno sferiche e possono avere anche ornamentazioni in rilievo visto che non trovano grosse difficoltà nel fuoriuscire dall’asco, grazie proprio allo “sportellino” rappresentato dall’opercolo e all’apertura “spaziosa” che l’opercolo lascia sotto di sé.

 

# Gli aschi possiedono un semplice forellino apicale dal diametro ridotto (che funzionerà come uno sfintere) e non possiedono opercolo: in tal caso sono detti inopercolati. Di solito al loro interno si formano spore strette e fusiformi, senza ornamentazioni per permettere loro la fuoriuscita attraverso tale varco stretto.

 


# C’è anche la situazione intermedia: aschi  subopercolati. Si tratta di aschi che hanno opercolo ma l’apertura apicale che tale opercolo lascia sotto di sé è stretta come negli aschi inopercolati. Tale conformazione riguarda pochi  Ascomiceti  (ad esempio in alcune specie della Famiglia delle Sarcoscyphaceae).

 


# Esistono Generi con aschi privi di meccanismi per far fuoriuscire le spore: sono chiamati aschi prototunicati e la dispersione delle spore avviene, in tal caso, in conseguenza della rottura indifferenziata o alla decomposizione della parete dell’asco stesso: la distribuzione sul territorio delle spore rilasciate avverrà grazie all’azione degli animali che li mangiano e che, tramite le feci, li disperderanno nell’ambiente. È una caratteristica degli  Ascomiceti  ipogei (come i tartufi). La forma di questi aschi è di solito irregolarmente globosa.

 

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Le spore contenute negli aschi sono in genere 8 (aschi  ottosporici) e si possono disporre in “fila indiana” all’interno dell’asco (spore uniseriate), oppure in “doppia fila” (spore biseriate). Ma esistono specie con un numero diverso di spore per asco: aschi tetrasporici (con 4 spore), o che ne contengono un numero variabile, anche dispari (come nei tartufi), o addirittura aschi multisporici (con 32 o più spore).

 

Gli aschi possono essere monotunicati se la loro parete esterna è formata da un solo tessuto (configurazione tipica della maggioranza degli  Ascomiceti), o bitunicati (due tessuti distinti ne costituiscono la parete esterna) o  tritunicati. Gli aschi che non possiedono meccanismi dinamici per l'espulsione delle spore e in cui le spore vengono disperse solo dopo la demolizione delle loro pareti, sono detti prototunicati  (ad esempio nelle Tuberaceae).

 

Gli aschi possono anche essere definiti come pleurorinchi quando la loro base (che si innesta nel subimenio) si mostra piegata lateralmente, con una protuberanza più o meno accentuata; oppure aporinchi quando la loro base si assottoglia in modo naturale, senza piegature né protuberanze varie.

 

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La scoperta delle spore risale al micologo fiorentino Pietro Antonio Micheli (1679-1737) che nei suoi lavori annota di aver scoperto grazie al microscopio e osservando i funghi nella faccia inferiore del cappello “dei minutissimi semolini distribuiti (…) con ordine regolarissimo; e (…) ognuno di loro stava situato sopra una base, la quale mi fece dubitando dire: chi sa che non sia il fiore o il calice dei funghi?”

 

Ma le sue strumentazioni non gli permisero di analizzare con precisione le strutture che portavano i “semi” (evidentemente si trattava degli attuali basidi). Oggi sappiamo che i basidi sono di dimensioni sensibilmente più piccole rispetto agli aschi: infatti, successivamente al Micheli, sarebbero stati proprio gli aschi i primi ad essere studiati ed analizzati con sicurezza e precisione scientifica.

 

 Fu il botanico tedesco Johann Hedwig (1730-1799) a dare il nome (rimasto poi definitivo) di spore ai “semi” del Micheli (dal greco  sporá = seme). Le ricerche micologiche di Hedwig sono importanti perché gli permisero, primo nella storia, di scoprire e definire con esattezza gli aschi e la loro funzione generatrice di spore. Tali strutture furono da lui chiamati  teche (dal greco  thekìon = borsa); il nome definitivo, asco, sarà coniato dal botanico tedesco Nees von Esembeck nel 1816.

 

 In conseguenza delle ricerche dell'Hedwig si pensò che tutti i funghi possedessero aschi, non riuscendo a trovare traccia, tramite i microscopi dell’epoca, di altre strutture preposte alla produzione delle spore.

 

Nel 1831 sarà il micologo italiano Carlo Vittadini (1800-1865) a descrivere con esattezza i moderni basidi (a cui dette il nome di  sporofori) e la loro funzione. Il Vittadini chiamò  sporofori  quelle strutture che “portano” le spore (dal greco  sporá = seme e dal greco  phoròs = colui che porta) mentre chiamava  sporangia  gli aschi (sempre dal greco  sporá = seme, ma stavolta composto col greco  aggeíon = vaso) proprio per indicare la differenza fondamentale tra le due strutture.

 

Infine sarà il medico francese Joseph Henry Léveillé (1796-1870) a denominare  basidi  (dal latino scientifico  basidium   diminutivo del greco  basís  = base) gli  sporofori  del Vittadini; nelle sue opere micologiche (pubblicate tra il 1837 e il 1846) il Léveillé sviluppa ed amplia le teorie del Vittadini, dando così un contributo determinante e fondamentale alla micologia moderna.

 

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Consultare anche le schede su Introduzione alla Sistematica e Tassonomia e, in particolare, Ascomycota.

 

 

Per ulteriori immagini vedere alla seguente Pag. 2.

 

 

  


   

 

 

Dall’alto in basso le frecce indicano: asco; ascospore (in questo caso: ellissoidali e uniseriate); parafisi; opercolo dell’asco. Peziza vesiculosa   Bull.;

foto di Marcello Boragine 

 

  

 

 

Asco con opercolo aperto (indicato dalla freccia) dopo la fuoriuscita delle spore; gli altri aschi mostrano opercoli ancora chiusi. Anthracobia maurilabra  (Cooke) Boud.; foto di Marcello Boragine

 

 

 

 

 

Asco prototunicato di  Tuber aestivum  Vittadini; foto di Mario Iannotti. Osservazione in  Rosso Congo ammoniacale.

 

 

 

 

Aschi opercolati in    Anthracobia maurilabra   (Cooke) Boud.; la freccia di destra mostra un opercolo completamente sollevato dopo la fuoriuscita delle spore; l’altra freccia mostra l’opercolo ancora adagiato all’apice dell’asco. Foto di Marcello Boragine

 

 

 

Aschi ottosporici con spore monoguttulate in   Tirmania pinoyi   (Maire) Malençon; foto di Tomaso Lezzi

 

 

Spora che sta per fuoriuscire da un asco di    Rustroemia echinocephala   (Bull.) Höhn.; foto di Angelo Mariani

 

 

 

Aschi 8-sporici di   Peziza badia    Pers. : Fr.; con spore quasi mature e pronte ad uscire dall'asco (in alto) e spore più piccole, immature e in via di formazione (in basso); foto di Massimo Biraghi

 

 

 

 

 

 

Aschi inizialmente 8-sporici in   Hypocrea alutacea    (Pers.) Ces & De Not. In seguito, dato che le spore sono settate, ciascuna spora si divide in corrispondenza del setto. Quindi questi aschi arrivano a contenere fino a 16 spore. Foto di Mario Iannotti

 

 

 

 

 

Aschi e parafisi, disposti in "palizzata", a formare l'imenio di un apotecio visto in sezione:

Sarcoscypha coccinea    (Scop. : Fr.) Lambotte; foto di Angelo Mariani


 

 

 

 

 

 

Aschi cilindrici, clavati in alto, inamiloidi, 8-sporici in   Disciotis venosa   (Pers.) Arnould; foto di Marcello Boragine

 

 

 

Aschi (cilindrici, inamiloidi, 8-sporici) e parafisi in   Helvella leucomelaena  (Pers.) Nannf.; foto di Marcello Boragine

 

 

 

 

 

Aschi otto-sporici in  Peziza phyllogena  Cooke; foto di Mauro Cittadini

 

 

  

 

 

Aschi monotunicati, ottosporici, cilindrici, opercolati, con all’interno spore uniseriate:

 Peziza vesiculosa  Bull.; foto di Marcello Boragine

 


 

Aschi bitunicati, con doppia tunica protettiva (ectotunica e endotunica) in

 Patellaria atrata  (Hedw.) Fr.; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

Aschi amiloidi, ottosporici, cilindrici, opercolati, con spore uniseriate:   Peziza vesiculosa; foto di Marcello Boragine

 

 

 

Aschi amiloidi, con opercolo “aperto” dopo la fuoriuscita delle spore.   Peziza varia  Pers.; foto di Felice Di Palma

 

  

 

Aschi inopercolati (la colorazione ottenuta col Reagente di Melzer, evidenzia all’apice degli aschi uno stretto corridoio – in blu – per l’uscita delle spore che devono aprirsi il varco) e con spore allantoidi in

 Rutstroemia bolaris   (Batsch) Rehm  [=   Ciboria bolaris    (Batsch) Fuckel]; foto di Mauro Cittadini

 

 

Asco (a sinistra) con varie spore aciculari all'interno. A destra: una spora sta uscendo dall'asco.

 Trichoglossum variabile  (E.G. Durand) Nannf.; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 


Particolare dell’asco inopercolato in  Rutstroemia bolaris; foto di Mauro Cittadini 

  

  

 

Aschi con spore non ancora mature in    Aleuria aurantia   (Persoon ex Fries) Fuckel; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

Asco e spore di   Discina gigas   (Krombholz) Eckblad; foto di Emilio Pini

 

 

 

Aschi e spore di  Aleuria aurantia; foto di Mauro Cittadini

 

 

Aschi e spore di   Morchella esculenta  (L.) Pers.; foto di Felice Di Palma

 

 

 

Aschi e parafisi in   Anthracobia maurilabra   (Cooke) Boud.; foto di Marcello Boragine

 

 

Aschi ottosporici in   Otidea alutacea   (Pers. : Fr.) Mass.; foto di Massimo Biraghi

 

 

Asco inopercolato (con spora appena espulsa) in   Sarcoscypha coccinea   (Scop. : Fr.) Lambotte; foto di Gianni Pilato

 

  

Aschi inopercolati in  Sarcoscypha coccinea; foto di Gianni Pilato

 

 

Aschi prototunicati e con numero variabile di spore all'interno; in  Tuber borchii  Vittadini; foto di Gianni Pilato

 

 

  

 

 

Esempio di peritecio inserito in uno stroma; visibili gli aschi nel suo ventre. Osservazione in Rosso congo.

Poronia punctata  (L.) Fr.; foto di Luigi Minciarelli

 

 

 


Aschi regolari e irregolari in    Geopora arenosa   (Lév.) Kers; foto di Gianni Pilato

 

 

Aschi banali, ottosporici, in   Scutellinia cejpii  (Velen.) Svrcek; foto di Massimo Biraghi

 

   

 

Aschi ottosporici, con spore biguttulate.   Otidea leporina  (Batsch) Fuckel; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

Aschi ottosporici in   Peziza arvernensis  Boud.; foto di Mauro Cittadini

 

 

 

 

 

 

Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.