Piperatus / Piperata / Piperatum (Pag. 1): attinente al pepe; pepato

Piperatus / a / um: dal latino pìper, pìperis = pepe. Attinente al pepe; pepato.

 

In Micologia è epiteto specifico di alcune specie, tra cui:  Lactarius piperatus   (L. : Fr.) Pers. = Lactifluus piperatus  (L. : Fr.) Roussel  che, attualmente è considerato nome prioritario;  Chalciporus piperatus   (Bull. : Fr.) Bataille;  Cocoicola piperata  K.D. Hyde & P.F. Cannon;  Clitocybe piperata  Jul. Schäff.;  Lepista piperata  Ricek;  Hydnellum piperatum  Coker ex Maas Geest.;  Artomyces piperatus  (Kauffman) Jülich; ecc.

 

 

 

In particolare  Lactarius piperatus  (L. : Fr.) Pers.  è stata considerata specie tipo del Genere Lactarius fino al 2008. Da tale data e in seguito a studi su base molecolare/filogenetica questa specie è stata ricombinata nel Genere Lactifluus di cui, attualmente, è considerata specie tipo. Per altre informazioni vedere anche alla voce Lactifluus.

 


Mentre  Chalciporus piperatus   (Bull. : Fr.) Bataille  è specie tipo del  Genere Chalciporus.

 

 

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Per ulteriori immagini vedere alla successiva Pag. 2.

 

 

 

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Lactarius piperatus (L. : Fr.) Pers. = Lactifluus piperatus  (L. : Fr.) Roussel; fungo tossico dal sapore  molto acre; latice bianco, lattiginoso, acre e bruciante, immutabile se isolato, con leggere sfumature giallastre se essiccato sulle lamelle; lamelle  fittissime  e strette. Colori biancastri su tutta la superficie, con sfumature rugginose sul cappello in vecchiaia; cappello asciutto che a maturità tende a diventare imbutiforme; gambo di solito attenuato alla base. Ubiquitario e molto comune in estate-autunno, sotto latifoglie e aghifoglie. In alcune regioni è conosciuto col nome di "Peveraccio" (dalla forma dialettale "pevere" = pepe).


Gli è simile  Lactarius glaucescens  (più raro) che ha latice bianco ma virante al bluastro-verdastro se essiccato sulle lamelle. Gli altri “classici” lattari bianchi (L. vellereus   e  L. bertilloni) sono di taglia maggiore e hanno lamelle spaziate e spesse.


In Italia tale fungo (o qualche specie molto affine) fu descritto per la prima volta da Giovan Battista Della Porta (1540-1615) filosofo, scienziato, alchimista e commediografo del Rinascimento italiano; nel libro X della sua opera del 1592 Villae libri XII, in cui descrive accuratamente molti esemplari fungini, troviamo scritto: “Vi è un fungo chiamato Piperitis, perché pizzica la lingua a chi ne mangia e fa bruciare le fauci come fosse pepe; anch’esso nasce d’autunno, è di colore bianco e viene chiamato dal volgo Peperella”.

In tale Peperella, micologi moderni vedono appunto il  Lactarius piperatus; probabilmente nel ‘500 era un fungo apprezzato come condimento in quanto sostitutivo del pepe, spezia che veniva importata dall’Oriente a carissimo prezzo; l’uso commestibile non si è peraltro esaurito col passare dei secoli. Infatti...




... dal TUTTO FUNGHI, Pag. 284, Scheda n° 167: “... è specie velenosa, responsabile di sindrome gastroenterica incostante. Chiamato volgarmente Peveraccio, è ancor oggi praticata l’usanza di ridurlo in polvere dopo averlo essiccato al sole, e utilizzarlo come surrogato del pepe per speziare carni e pietanze, usanza che ovviamente deploriamo. Altre dicerie popolari vogliono che la sua comparsa nei boschi preceda di qualche giorno la crescita dei primi porcini estivi (Boletus reticulatus).”


 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Gianni Bonini

 

 

 

 

 

Latice a confronto: in   Lactarius glaucescens   (a sinistra) il latice è inizialmente bianco ma diventa glauco se essiccato sulle lamelle; in   Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus  il latice resta bianco o appena giallino se essiccato sulle lamelle. Foto di Gianluigi Boerio

 

 

 

 

 


Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Pietro Curti

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Massimo Biraghi

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Gianni Bonini

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 


 

Chalciporus piperatus  (Bull. : Fr.) Bataille; dal TUTTO FUNGHI, Scheda 196, Pag. 313: "Fungo facilmente riconoscibile se si osservano alcuni caratteri essenziali; la caratteristica principale si evidenzia all’assaggio: sapore subito pepato che aumenta di intensità fino a diventare insopportabile; si consiglia di espellere subito il campione in esame, per evitare di restare con la lingua insensibile; i caratteri importanti per il riconoscimento sono il colore del cappello e quello dei pori; il colore dei pori rosso-aranciati sarebbe già sufficiente ad escludere gli altri funghi della famiglia; il sapore pepato è un ulteriore aiuto.

 


Presente sia in prossimità di aghifoglie che di latifoglie, con una particolare predilezione per le Betulle. È facile incontrarlo vicino ad Amanita muscaria, soprattutto quando cresce presso Betulle o Eucalipto. Non commestibile per il suo sapore fortemente pepato, ma non tossico."

 

 

 

 

Chalciporus piperatus; foto di Gianluigi Boerio


 

 

 

 

 

Chalciporus piperatus; piccolo fungo di un Genere appartenente alle Boletaceae tra cui ci sono tre specie simili:
Chalciporus amarellus ha colore dei pori rosa lampone, carminio; la carne è dolce, poi amarognola (da cui il nome);
Chalciporus rubinus cresce in prossimità di specie di Querce, pori anche in questo caso rosa lampone, gambo giallo intenso alla base, sapore dolce-acidulo.
Chalciporus piperatus, a differenza dagli altri due ha pori color arancio-cannella, sapore decisamente piccante, base del gambo giallo brillante.

Foto e commento di Tomaso Lezzi

 

 

 


 

Chalciporus piperatus; foto di Pietro Curti

 

 

 

Chalciporus piperatus; foto di Emilio Pini

 

 

 

Chalciporus piperatus; foto di Pietro Curti

 

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; lamelle con sfumature carnicine e latice bianco immutabile se ancora fluido: diventa leggermente giallognolo se essiccato sulle lamelle; rimane immutato se isolato dalle lamelle; dal sapore molto pepato. Foto e commento di Alessandro Francolini

  

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Lamelle fittissime in  Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Gianluigi Boerio

 

 

 

 

Chalciporus piperatus; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

 

Chalciporus piperatus; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

 

Carne gialla; sapore pepato: Chalciporus piperatus; foto di Tomaso Lezzi

 

 

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Mario Iannotti

 

 

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; foto di Stefano Rocchi

 

 

 

 

 

 

Lactarius piperatus = Lactifluus piperatus; latice bianco immutabile; lamelle forcate-anastomosate; foto di Alessandro Francolini

 

 

 

 

 

 

 

Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.