Melleus / Mellea / Melleum (Pag. 1): attinente al miele, del colore del miele
Melleus / a / um: Attinente al miele, del colore del miele. Dal latino mel, mèllis = miele.
In Micologia è epiteto specifico di molte specie, tra cui: Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; Aspergillus melleus Yukawa; Cortinarius melleus M.M. Moser & E. Horak; Crepidotus melleus (Berk. & Broome) Petch; Gymnopilus melleus Hesler; Pluteus melleus Murrill; Physarum melleum (Berk. & Broome) Massee; Entoloma melleum E. Horak; Rickenella mellea (Singer & Clem.) Lamoure; Phlebia mellea Overh.; Hemitrichia mellea Nann.-Bremek. & Loer.; Aleuria mellea (Cooke & Plowr.) Boud.; ecc.
In particolare Armillaria mellea (Valh : Fr. ) P. Kumm. è consierata specie tipo del Genere Armillaria.
Per ulteriori immagini vedere alla successiva Pag. 2.
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Armillaria mellea (Vahl : Fr.) P. Kumm.; "chiodino" o "famigliola buona o famigliola"; ma anche "agarico mielato", "budlein", "centofamiglie", "chiovatelli", "fabiòla", "famigliola rossa", "famigliola di cipresso", "fong de morar", "fong mouron", "fons de robinia", "funcia de speziu", "fungo del gelso", "funzo de sarxo", "funzetti", "gaboreu", "gabrin", "gobbarin", "marzigliola", "mazzillore", "nugaroi", "poledri", "quarzul", "rogagn", "sementini", "spergifamiglia", "spiantafamiglie",... sono solo alcuni degli innumerevoli nomi dialettali o locali impiegati per designare una specie collettiva (Armillaria mellea s. l.): una delle specie più raccolte e, probabilmente, una delle specie responsabili della maggior parte delle intossicazioni gastro-intestinali da funghi.
Infatti, a proposito del “Chiodino” (l’Armillaria mellea s.l.), è sempre utile ricordare che è definita come commestibile con cautela perché, contenendo tossine termolabili, è necessario sottoporre tale specie a debita cottura (specie a commestibilità condizionata): con ciò si intende una cottura non inferiore ai 45 minuti, genericamente in padella o tramite trifolatura (non è implicito il riferimento alla bollitura).
Nel chiodino sia la trifolatura che la cottura in padella per almeno 45 minuti sono sufficienti a distruggere le tossine termolabili in esso contenute; la prebollitura con relativa eliminazione dell’acqua di scolatura che risulta particolarmente viscida, seguita dalla cottura nel modo desiderato, è adottata da molti consumatori per eliminare il viscidume (“bava”) che potrebbe risultare non gradito o indigesto. Fermo restando il fatto che l’ingestione dei “chiodini” può creare problemi di varia entità in molti casi (anche dopo più che prolungata cottura). Ad esempio:
# se vengono consumati esemplari grandi e vetusti (in cui può già essere in atto la decomposizione; vedere a tal proposito alla voce Chiodini),
# se vengono consumati esemplari che hanno subito gelate notturne in ambiente (fatto non remoto, dato il periodo tardo-autunnale in cui i chiodini possono fare la loro comparsa),
# se vengono consumati esemplari maturi assieme ai gambi (che, a maturità, contengono una discreta quantità di chitina: tanto per fare un esempio sarebbe come mangiare il carapace o le chele di un’aragosta),
# se vengono consumati esemplari raccolti e surgelati senza prebollitura;
# se vengono raccolti senza le dovute cautele: non è raro infatti trovare i “chiodini” mescolati a specie tossiche più o meno confondibili (almeno per i più sprovveduti); vedere le prime foto qui sotto proposte in cui si nota la "convivenza" ravvicinata tra la A. mellea e il fortemente tossico Hypholoma fasciculare.
Armillaria mellea in senso stretto è caratterizzata da: essere leucosporeo; crescita cespitosa a volte di innumerevoli esemplari (ma anche isolata), saproparassita su latifoglie; colorazioni del cappello variabilissime: dal color miele (da cui il nome) al color cannella, dal color cuoio al bruno, dal bruno-rossastro all’olivastro, con centro del cappello più scuro; piccole squamette erette a mo’ di uncini presenti soprattutto al centro del cappello, presso l’umbone, e più rade alla periferia; tali squamette tendono a sparire a maturità; gambo slanciato, dalle tonalità più chiare (anche crema-rosate) in alto sopra l’anello, fino a toni bruno-scuri verso la base; presenza di un anello membranoso, persistente e striato (residuo del velo parziale) che nel suo insieme ricorda una calza che inguaina il gambo (armilla); colorazioni pallide nella faccia superiore dell’anello e da bruno-giallo a bruno-rossastro nella faccia inferiore, mentre il bordo dell’anello varia dal bianco al giallognolo chiaro; odore più o meno fungino negli esemplari giovani e ancora configurati "a chiodino", ma un po' urinoso negli esemplari troppo maturi e vetusti (quando il cappello si è spianato e decisamente allargato), con nota spermatica e rancida. Sapore da acidulo a dolciastro. Quando cresce isolata può raggiungere diametro pileico rilevante, anche di 20 cm.
Fra le più frequenti (almeno in Italia) specie di Armillaria simili vi sono: A. tabescens (ora sinonimizzata con Desarmillaria tabescens; con stesso habitat ma di dimensioni più contenute anche a maturità e, soprattutto, priva di anello); A. ostoyae (cresce preferibilmente su conifere, ha colorazioni più cupe, le squamette sul cappello sono persistenti e presenta il bordo dell’anello decorato di squamette bruno-scure, così come bruno scuro può essere il margine del cappello); A. gallica (di preferenza cresce apparentemente su terreno ma, in realtà, su ceppaie o legni interrati di latifoglie, a individui più o meno isolati o a piccoli gruppi; manifesta residui gialli del velo che decorano sia il gambo che l’anello che il cappello sottoforma di squame erette; l’anello stesso non è membranoso ma piuttosto fugace; sembra la più indigesta di tutto il gruppo); A. cepistipes (ha portamento gracile, colorazioni più pallide, anello poco consistente e fugace, è piuttosto igrofana e presenta orlo del cappello decisamente striato negli esemplari maturi).
Dal TUTTO FUNGHI Pag. 163, Scheda n° 59: “È un fungo camaleontico a seconda del cespo ospite: giallo miele se nasce dal Gelso, bruno o bruno-rossastro dalle Querce, risulta a volte completamente candido se ospite di Acacia.
Per capire se una Armillaria ha subito gelate notturne ed è quindi da respingere, bisogna controllare che la carne sia sempre bianco latte e mai brunastra.”
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Una situazione pericolosa per gli inesperti o per i raccoglitori occasionali di “chiodini”: non è raro infatti reperire cespi riuniti delle due specie seguenti: Hypholoma fasciculare (tossico) e “chiodini” [= Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm.]. In tali casi la superficialità e la disattenzione possono portare a gravi inconvenienti. Foto di Annamaria Bononcini
Stessa situazione precedente: potenzialmente pericolosa per i raccoglitori "distratti" a causa della presenza contemporanea di Armillaria mellea (in primo piano) e di Hypholoma fasciculare; foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Felice Di Palma
Armillaria mellea; foto di Massimo Biraghi
Armillaria mellea; foto di Gianni Bonini
Armillaria mellea; foto di Mario Iannotti
Armillaria mellea; foto di Alessandro Francolini
Armillaria mellea; foto di Rodolfo Covino
In certi periodi favorevoli diventa invasiva: Armillaria mellea; foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Franco Sotgiu
Armillaria mellea; foto di Mario Iannotti
Armillaria mellea; foto di Gianni Bonini
Armillaria mellea; foto di Giovanni Satta
Esemplari isolati, maturi e di grandezza rilevante; con sporulazione in atto. Armillaria mellea; foto di Alessandro Francolini
Armillaria mellea; foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Gianni Bonini
Armillaria mellea; foto di Felice Di Palma
Armillaria mellea; foto di Alessandro Francolini
Sporata depositata sull'ambiente circostante da Armillaria mellea; foto di Alessandro Francolini
Armillaria mellea con gambo scaglioso; foto di Alessandro Francolini
Armillaria mellea (a destra) cresciuta vicino a Hypholoma fasciculare (a sinistra); foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Roberto Cagnoli
Armillaria mellea (a destra) cresciuta accanto a Hypholoma fasciculare (a sinistra); foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Gianluigi Boerio
Armillaria mellea; foto di Pietro Curti
Armillaria mellea; foto di Massimo Biraghi
Armillaria mellea; foto di Alessandro Francolini
Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.