Ruber / Rubra / Rubrum (Pag. 1): rosso, vermiglio
Ruber / rubra / rubrum: termine latino = rosso, vermiglio.
In Micologia è epiteto specifico di alcune specie, in riferimento alla colorazione di qualche loro superficie. Tra cui: Calocybe rubra Rick ex Redhead & Singer; Aseroë rubra Labill.; Marasmius ruber Singer; Suillus ruber Singer; Leccinum rubrum M. Zang; Clathrus ruber P. Micheli ex Pers.; Russula rubra (Lamarck ex Fries : Fr.) Fr.; Cheilymenia rubra (Roum.) Boud.; ecc.
In particolare Aseroë rubra Labill. è considerata specie tipo del Genere Aseroë.
Mentre Clathrus ruber P. Micheli ex Pers. è considerata specie tipo del Genere Clathrus.
Per ulteriori immagini vedere alla successiva Pag. 2.
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Aseroë rubra Labill.; specie alloctona, di provenienza extracontinentale. Grazie alla diffusione delle spore, dal continente australiano è arrivata in Nord America e in Europa e quindi anche in Italia. Basidioma con peridio bianco di forma globosa che lacerandosi a maturità lascia fuoriuscire una struttura morfologica che ricorda le attinie o le stelle marine. I bracci rossi sono rivestiti da una gleba bruno verdastra ed infine nerastra contenente le spore, avente odore tipicamente fecale o cadaverico, che attira Ditteri o altri insetti, i quali imbrattandosi con questa sostanza provvedono alla dispersione delle spore nel territorio circostante. Si tratta di una specie piuttosto rara per il territorio italiano, raramente segnalata forse anche a causa della confusione con altre specie di Phallaceae e Clathraceae.
Foto e commento di Claudio Angelini
Aseroë rubra; foto di Nicolò Parrino
Aseroë rubra; foto di Claudio Angelini
Aseroë rubra; foto di Nicolò Parrino
Russula rubra (Lamarck ex Fries: Fr.) Fr.; bella Russula con cappello convesso, largo 4-8 cm, a maturità depresso al centro, di colore rosa-rossastro, con toni più accentuati sul rosso al centro, molto decolorato verso il margine su toni rosati dilavati fino al biancastro. Cuticola separabile solo al bordo, vellutata, asciutta, molto pruinosa. Imenoforo con lamelle abbastanza spesse, molte forcate e anastomosate al gambo, intercalate da qualche lamellula. Il colore della sporata è ocra marcato negli esemplari maturi, IIIc della scala Romagnesi. La carne è piccante in tutto il carpoforo. Di odore gradevole, distintamente mielato.
Cresce sotto latifoglie; è considerata tossica, responsabile di sindrome gastrointestinale resinoide incostante.
Russula lepida si separa per il sapore della carne che è mentolato, rinfrescante, non piccante, per il gambo sovente con delle fiammature rossastre, la sporata molto pallida su toni crema-biancastri.
Foto e commento di Mario Iannotti
Russula rubra; tipica Russula di latifoglia, ha un'ecologia prettamente termofila ed è abbastanza comune dai boschi di Quercus spp. a quelli di Faggio. Si riconosce per l'aspetto vellutato della cuticola, il margine biancastro della stessa, e la sporata di color ocra carico (verso IIIc).
All'assaggio presenta un'acredine molto forte e l'odore è mielato.
La Russula più simile è R. lepida (= R. rosea), di sapore mite, sporata pallida e con il gambo spesso tinto di rosa.
Foto e commento di Federico Calledda
Russula rubra; foto di Massimo Biraghi
Clathrus ruber P. Micheli ex Pers.
Dalla scheda AMINT:
“Basidioma con peridio di forma globosa, diametro 3-6 cm, superfice areolata-bitorzoluta, bianca, con peso specifico notevole e di consistenza molle, elastica con evidente cordone miceliare (rizoide) alla base. Successivamente il peridio si lacera, partendo dalla parte sommitale, formando una struttura a simile ad una gabbia con bracci grinzoso-rugosi di colore rosso e di sezione irregolarmente poligonale. All'interno dei bracci è posta la gleba, che nella fase iniziale (peridio chiuso) è verdastra e compatta; successivamente brunastra e mucillaginosa; a maturità emana un odore cadaverico-fecale, repellente. Viceversa l'odore dello sporoforo quando è in stadio giovanile e conformato a ovolo è rafanoide. Compare già dalla primavera per proseguire fino al primo inverno, un po' ovunque nei boschi e nei giardini. Il motivo di questa forma particolare ed appariscente e soprattutto dell'odore fetido è da ricercare nella particolare strategia messa a punto da questo fungo per disperdere le spore: attira gli insetti carnari, soprattutto mosconi, che si cibano e vengono a contatto con la gleba matura disseminandola. Oltre ad essere altamente repellente, è da considerare tossico da maturo. Alcune illazioni su una sua possibile commestibilità nella fase iniziale di ovolo chiuso sono, a nostro avviso, assolutamente da non prendere in considerazione.”
Esemplare maturo; con la gleba scura e maleodorante all'interno dei bracci. Clathrus ruber P. Micheli ex Pers.; foto di Massimo Biraghi
Ovolo in sezione; con evidente rizomorfa. Clathrus ruber; foto di Tomaso Lezzi
Da poco schiuso dall'ovolo: Clathrus ruber; foto di Raffaele Mininno
Clathrus ruber; foto di Giovanni Satta
Clathrus ruber; foto di Tomaso Lezzi
Esemplari a vari stadi di crescita: Clathrus ruber; foto di Nicolò Parrino
Ovoli di Clathrus ruber; foto di Pietro Curti
Clathrus ruber; foto di Pietro Curti
Esemplari a fine ciclo di Clathrus ruber; foto di Alessandro Francolini
Cheilymenia rubra (Roum.) Boud.; apotecio di dimensioni minute da 1 a 5 mm di diametro, sessile, inizialmente subgloboso poi cupolato e infine appianato. Imenio rosso-arancio, raramente rosso-brunastro, anche con toni ocracei in vetustà, superficie esterna concolore o un poco più pallida, irregolarmente decorata da corti peli brunastri più evidenti al margine.
Specie generalmente gregaria, fruttifica su cumuli di residui vegetali in decomposizione frammisti a sterco maturo preferibilmente equino, raramente su sterco di bovino, spesso in compagnia di Cheilymenia theleboloides; foto e commento di Massimo Biraghi
Termine Enciclopedia Illustrata curato e redatto per AMINT da Alessandro Francolini.